Il terzo appuntamento con #JCult, l’unica rubrica che vi parla di cultura senza mai dimenticare la Juventus, vuol raccontare un libro di un giornalista tifoso bianconero fino al midollo: Giampiero Mughini.
JUVE – Il sogno che continua (Oscar Mondadori; in copertina Del Piero e Trezeguet) racconta del mito calcistico juventino totalmente rovesciato e annichilito dallo scandalo Calciopoli. Non è una semplice storia di sport: si tratta di una “tragedia dantesca” per i dodici milioni di italiani che tifano Juventus, che Mughini ribattezza, simpaticamente, il “dolente popolo juventino“. Di questo popolo, l’autore racconta – immedesimandosi spesso e volentieri – le pene e il lutto.
#JCULT: DALL’INFERNO ALLA LUNGA RISALITA
Non è un caso che questo approfondimento sia stato pubblicato in occasione del 7° anniversario dell’inaugurazione dell’Allianz Stadium (allora Juventus Stadium). Per sottolineare, una volta in più, il bianco e il nero. L’Inferno e il Paradiso. La caduta e la rinascita, con la redenzione di mezzo. La Juventus, dopo quattro stagioni di transizione, culminate – in negativo – da due settimi posti consecutivi, voleva voltare completamente pagina. E facendo le cose in grande: con Agnelli che sceglie in persona l’allenatore (e che allenatore!, Antonio Conte); con il nuovo stadio, la nuova casa, e il presidente che invitava ogni tifoso a guardare le facce dei vicini, perché quelle erano “le facce della Juve“. Brividi, per chi era lì (e non solo…).
#JCULT: DENTRO IL LIBRO DI MUGHINI
Il libro di Mughini è diviso in sette capitoli. L’esordio è affidato ad una sorta di “preoccupazione”: Tornati in A, adesso sì che comincia il difficile. Sì, perché la rifondazione andava concretizzata. L’estate 2007 è quella del nuovo, vero mercato in entrata, provando a regalare a Claudio Ranieri una squadra capace di essere protagonista – come meritato – in Serie A. Dopo aver salutato, un anno prima, i vari Ibrahimovic, Thuram, Cannavaro, Vieira, Zambrotta ed Emerson, la dirigenza bianconera (allora costituita da Blanc e Cobolli Gigli) fu brava a sborsare ciò che serviva per tenersi stretta Trezeguet, allungò il contratto a Camoranesi, uno dei migliori esterni in circolazione, continuò a far sventolare la bandiera bianconera (ceca) che di nome fa Pavel e di cognome Nedved.
I quotidiani italiani si dividevano sulle consuete (ma quanto utili?) valutazioni sul mercato della nuova Juve: Tiago, Almiron e Salihamidzic a centrocampo, Andrade, Grygera, Criscito e Molinaro in difesa, Iaquinta e Palladino in attacco. Giocatori emergenti (Tiago era considerato uno dei migliori prospetti portoghesi, Palladino saltava l’uomo con facilità) o già affermati (Iaquinta era campione del mondo in carica, Salihamidzic veniva dal Bayern Monaco): tutti affascinati e vogliosi di riportare la Juventus dove dovuto.
CAPITANO, NOSTRO CAPITANO…
Alessandro Del Piero ha segnato epoche del tifo juventino. C’è sempre stato, e in molti hanno realmente creduto che ci sarebbe stato per sempre. Il suo rinnovo del contratto, nell’autunno del 2007, ha tenuto con il fiato sospeso l’intero “dolente popolo juventino”. La società gli offre 8 milioni netti all’anno, per due anni (prima ne guadagnava 4,7): cifre esorbitanti, per un ruolo dove l’età non fa sconti. Addirittura, però, una parte del popolo delpierista era pronta a fare una colletta per omaggiare il capitano dei soldi che la Juventus non voleva accordargli. Il lungo tira e molla si concluse in ottobre: celebre l’accompagnamento di Fabio Caressa in telecronaca al momento del gol decisivo di Del Piero contro il Genoa (“il giorno del contratto! 1-0“).
L’INIZIO DI STAGIONE 2007-2008
L’ultima sezione del libro è affidata ad un resoconto delle prime sfide della Juventus nel campionato 2007-2008: il pareggio a Roma con le tre punte (due segnano, l’altra sbaglia un calcio di rigore), i due rigori inesistenti assegnati al Napoli, il pari contro l’Inter con gol di Camoranesi, eccetera. Una stagione che, per forza di cose, è stata decisiva per ciò che la Juve è oggi: il primo mattoncino della nuova Serie A bianconera nasce da quella squadra, della quale – quest’oggi – non è rimasto nessuno. Continuare a vincere cambiando tutto: è anche questa la grandezza di un’inarrivabile società chiamata Juventus.
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