Lo scorso anno il suo addio ha fatto più rumore della canzone di Raffaella Carrà (che per chi non lo sapesse si intitolava proprio “Rumore”). Il suo ritorno anche peggio. Nel giorno di Ronaldo, in cui tutti parlano di Ronaldo , tutti indossano la maglietta di Ronaldo e si invoca a gran voce il nome di Ronaldo, va in scena il Bonucci Day, colui che fa e disfà.
La Juve non ha bisogno di difendersi nella prima mezz’ora di gioco: un incredibile 83% di possesso palla schiaccia indietro i clivensi e fa sì che, di fatto, i bianconeri non debbano pensare troppo agli attaccanti avversari. Come può accadere nelle peggiori partite però, può succedere che gli avversari, buoni buoni e zitti zitti fino a quel punto, possano far male alla prima occasione. E lo fanno con Stepinski, bravo ad approfittare di un’errata marcatura di Bonucci.
Si comincia già a rimpiangere Caldara, a rinnegare il suo ritorno e a desiderare un nuovo addio: è lo sport legittimo del tifoso, desiderare qualcosa a caldo senza riflettere troppo. La Juventus soffre come non avrebbe mai pensato di fare contro un Chievo più che volitivo e con un Giaccherini in grande spolvero: proprio lui si procura il rigore che andrà poi a segnare, portando il Chievo Verona incredibilmente in vantaggio. Serve ancora una volta quella Juve che non si arrende mai e che faccia male negli ultimi minuti, e a suonare la carica ci pensa Bonny, quello che non doveva tornare, quello ripudiato e anche maledetto fino al mese scorso. Lo fa con un gol dei suoi di testa, sbucando dal nulla, senza marcature, un po’ come quello segnato la stagione scorsa allo Stadium con la maglia sbagliata.
Si sciacqua la bocca di nuovo con una maglia bianconera, anche stavolta il gesto è carico di significati. Siamo alla prima stagionale, abbiamo già avuto un antipasto di montagne russe con Bonucci protagonista in negativo e positivo. Leo, Leo, ma quanti fegati avrai distrutto oggi?