Caldara-Bonucci-Higuaín: difficile da capire, facile da giudicare

Minuti, ore, giorni. La trattativa tra Juventus e Milan è durata tanto, non troppo, ma ha lasciato tutti col fiato sospeso fino alla fine. Una fine che è arrivata quest’oggi, con la fumata bianca che in tanti (alla Juve e al Milan) aspettavano, e che tanti altri invece temevano. E se dal punto di vista delle due società i vantaggi sembrano esserci da un lato e dall’altro, il tifoso, non solo quello medio, certe cose ancora non le riesce a capire.

PERCHÉ?

Se lo chiedono ancora in tanti. Perché cedere Mattia Caldara, classe 1994, appena arrivato in bianconero, di grande prospettiva e senza neanche una partita ufficiale all’attivo con la Signora, per accogliere di nuovo Leonardo Bonucci? Tralasciando il fattore “maglia” e la questione del cosiddetto “tradimento”, concentriamoci solo sul suo 1987 sulla carta d’identità e sul fatto che un anno senza lui, la Juventus, non lo ha poi così patito. Con un appeal tale da far trasferire a Torino addirittura Cristiano Ronaldo, se davvero ci fosse stato bisogno di un top difensivo, era proprio Bonucci l’unica alternativa? O meglio, era necessario cedere Mattia Caldara per sfruttare l’occasione Leonardo bis? Certo, l’usato sicuro fa sempre comodo, sia per il prezzo agevole (la Juventus risparmierà molto sull’ingaggio) che per la qualità accertata (mai messo in dubbio il valore di Bonucci), ma con una difesa non più giovanissima (l’unico under 30 rimasto tra i centrali è Daniele Rugani) era davvero indispensabile cedere uno dei profili italiani più interessanti in circolazione in quel ruolo? Davvero non c’era un’altra via?

FATTORE “PIPA”

Ce ne si faccia una ragione: per diversi motivi, vuoi la voglia di vincere subito con un giocatore già affidabile nel ruolo, vuoi che forse Caldara non era reputato poi così un gioiellino in ottica futura, questa volta la Juve ha snobbato la gioventù made in Italy. Passiamo dunque all’addio più pronosticabile di tutti, quello di Gonzalo Higuaín. L’argentino, con l’arrivo di CR7, avrebbe dovuto giocare il ruolo di comprimario. C’è poco da fare quando ti ritrovi davanti 5 palloni d’oro in un unico uomo. La Juventus aveva bisogno di respirare a livello economico, lui necessitava di essere protagonista: questo è un addio che ci poteva stare. Fa male dopo i 55 gol in bianconero, tra cui gli ultimi decisivi per il settimo scudetto, ma nell’ordine naturale delle cose il tifoso se lo aspettava. Infatti questa è la parte meno “strana” della trattativa. C’è però una considerazione da fare: la “prima condizione della cessione” di Marotta stavolta non c’era. Ovvero, l’argentino non voleva lasciare la Juve, anzi. Quindi, almeno in linea teorica, forse essere un vice Ronaldo non gli pesava così tanto.

E c’è da aggiungere che in questi due anni, l’ormai ex numero 9 bianconero, ha più volte manifestato il suo amore per la maglia bianconera. Una cosa questa che non è da sottovalutare, soprattutto per un tifoso. E dunque il doppio colpo, sia al “cuore” che alla “mente” dello juventino puro, ci sta.

A VOLTE RITORNANO

E infine, dulcis in fundo, c’è lui. Il figliol prodigo: Leonardo Bonucci. E adesso? Lui è quello che ci ha guadagnato sicuramente più di tutti in questa trattativa. Torna lì dove è diventato grande, anzi, grandissimo. Dopo un anno tra incertezze e ombre, può finalmente rivedere la luce. Tra Barzagli e Chiellini, la BBC risplenderà e lui potrà tornare a sciacquarsi la bocca. Ma come la prenderanno i tifosi quando lo vedranno ritornare allo Stadium? Quanto peserà quell’erbetta adesso sotto i suoi piedi? Dopo un anno dal Diavolo, l’inferno potrebbe ritrovarselo solo ora. Dovrà farsi perdonare, fuori e dentro al campo, e il secondo gli darà sicuramente maggior riscontro. Ma all’inizio sarà dura, perché almeno per chi canta, urla, piange, sorride per il bianco e per il nero, lui è sicuramente la nota più storta e dolente di questa sinfonia tra Milan e Juve.

La Juventus ha fatto una scelta, condivisibile o non, Caldara e Higuaín salutano. I tifosi dovranno accontentarsi stavolta, riabbracciando forzatamente Bonucci e dando uno sguardo malinconico ad un altro protagonista indiretto della trattativa: Daniele Rugani. Sì, perché lui era quello più sacrificabile di tutti, tesserato dal Chelsea da mesi per la maggior parte delle testate giornalistiche. Adesso Daniele, di cui tanto bene si parlava anni fa (sembrano passate ere) si ritrova ad essere indispensabile solo per una questione di numeri.

Quei numeri che tanto tornano alla Signora e ai rossoneri, ma che molte volte fanno soffrire chi si trova sugli spalti.

 

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