La numero 1 vuota

Penso alla numero 1 e la prima cosa che mi viene in mente è la moneta portafortuna di Zio Paperone: fu il primo decino che guadagnò quando era giovane. La moneta era americana e lui, scozzese in Scozia, interpretò quel pagamento come una presa in giro: cosa te ne fai di una moneta che ha valore solamente ad un oceano di distanza?

La numero 1 in Formula 1 significa essere campione del mondo: l’hanno “vestita” solo i migliori, come Schumacher, Senna, Prost, Lauda, Alonso, Villeneuve (figlio, non padre). Si prende la numero 1 l’anno dopo la vittoria del mondiale, per mettere in guardia gli altri: “sono io l’uomo da battere”, ma vuol dire anche avere la pressione di chi è chiamato a confermarsi, ancora una volta. Un compito non semplice.

La numero 1 nel calcio significa essere portiere, significa giocare in campo dal primo minuto (a meno che tu non sia un francese convocato in nazionale a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, in quel caso era Barthez con la 16 ad entrare in porta e tu, un Coupet o un Landreau qualsiasi, te ne stavi buono buono zitto zitto a guardare dalla panca). Se la numero 1 significa stare dentro, la numero 12 spesso e malvolentieri significa stare fuori.

Giocare per la Juventus significa indossare una maglia iconica, tanto in Italia quanto all’estero: se è vero che l’abbinamento bianco-nero è abbastanza classico e facile da trovare in qualsiasi campionato, è anche vero che la prima squadra bianconera che viene in mente è facile che sia proprio la Juve. Poi magari appartenete a quella parte che pensa all’Udinese, al Newcastle, al Siena, al Viareggio, al Notts County, al Vasco da Gama, al Botafogo e al resto del mondo che, in questo momento, con grande sincerità, sto dimenticando e non ho voglia di cercare.

Pensi alla numero 1 e ti viene in mente Buffon: per forza, chi meglio di lui rappresenta quella maglia al giorno d’oggi? Quante volte (forse anche banalmente) sentiamo dire nelle interviste dei giovani portieri: “Il mio idolo è Buffon, mi ispiro a lui” ? Ovvio che ce ne sono stati tanti altri (ed è inutile elencarli tutti) ma lui è il primo nome, Juve o non Juve. E adesso che davvero se ne va dalla Juve, lasciando orfana quella maglia indossata dal lontano 2001 ad oggi… che ne sarà di lei?

Due sono i contendenti: Szczesny e il nuovo arrivato Perin. Il polacco ha aspettato pazientemente questo momento, restando il vice per un anno per poi prendersi la maglia da titolare adesso. D’altro canto Perin, nonostante i tanti infortuni patiti nella sua ancora giovane carriera, è uno dei tanti a cui è stata appioppata la pesante (se non devastante) nomea di “erede di Buffon”. Solo che lui, a differenza degli altri, alla Juve ci giocherà davvero. In Nazionale… chissà.

Sono due ottimi portieri che meritano la maglia numero 1, ma comunque vadano le cose, uno di loro starà in panchina a vedere l’altro giocare. Almeno uno di loro non la indosserà. Nessuna indiscrezione filtra al momento da Vinovo, solo qualche congiura e qualche sensazione strana.

Quando si ritirò Del Piero la maglia numero 10 è rimasta orfana per una stagione, poi la indossò Tevez. Poi Pogba. Poi un anno di vuoto e adesso Dybala. Quando si ritirò Nedved, la 11 l’hanno indossata (in ordine): Amauri, De Ceglie, Coman, Hernanes e, attualmente, Douglas Costa. La sacralità della numero 1 forse non è la stessa della 10, incomparabile il paragone con la 11, ma il paragone coi giocatori regge alla grande. All’epoca l’opinione pubblica si divise sul “darla o non darla” questa 10, per poi dividersi ancora sul “giusto o ingiusto” quando veniva assegnata a qualcuno. Fu “nostalgico” invece pensare alla 11 che passò da Nedved al deludente Amauri.

Quale sarà il destino della numero 1? Ha più senso assegnarla o lasciarla vuota? E se si deve dare a qualcuno, chi è più meritevole di indossarla? Quella numero 1 ha un’eredità pesante: a Zio Paperone sembrava una fregatura, ma poi ha avuto ragione a tenerla. Solo che prima di sapere dei suoi poteri ha dovuto traslocare dall’amata Scozia alla misteriosa America. Servirà tempo prima che la numero 1 “funzioni” ? Ne riparliamo tra qualche anno.

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