Soprattutto con mente e cuore È lo Scudetto dei limiti superati, del muro dell’eternità ancora una volta abbattuto. Sette (7!) titoli consecutivi, 36 in 121 anni di storia. In pratica, un Campionato ogni tre anni. Ci si mette fatica anche a contarli, figuriamoci a vincerli.
L’unica cosa che conta
I giocatori della Juventus, come qualcuno ha detto in passato, saranno pure dei soldatini abilmente ammaestrati tra le mura di Vinovo, ma sono, prima di tutto, uomini capaci di risettare i pensieri ogni sacrosanto settembre, di ricaricare le energie ogni santissimo lunedì. Nonostante le innumerevoli vittorie, nonostante la bacheca affollata.
Vincere è l’unica cosa che conta, dicono a Torino, ma è anche ciò che più di arduo esiste nello sport. In Italia poi se ti chiami Juventus lo è ancora di più. Sì, perché giocare a Firenze, a Napoli, all’Olimpico con il Toro, al San Siro contro l’Inter sempre come se fosse la partita più importante della vita non è cosa da poco.
Ossessivo e fantastico desiderio di vittoria
In Italia la Juventus ha superato se stessa annullando le avversarie, spettatrici (paganti) di un dominio quasi inarrestabile. Non è stato Del Piero, non è stato Tevez, non è stato Pirlo, non è stato Bonucci, non sono stati i vari Vidal, Pogba, Llorente e Morata, ma è stata la Juventus, in tutta la sua cazzuta essenza, in tutto il suo tanto ossessivo quanto fantastico desiderio di vittoria.
Tutti in piedi ad applaudire
Complimenti Juve, e dovrebbero tutti alzarsi in piedi ad applaudire. Chi non lo farà ora, illogicamente annebbiato da inutili pensieri su arbitri, sudditanze e complotti, lo farà tra qualche anno, quando si renderà conto di aver assistito alla Leggenda.