Ci sono lunghe giornate in cui la vita piove fitta ai vetri dei nostri destini. E ci sono tempeste attraverso cui bisogna passare per tornare a riveder le stelle. Pure se fino a un attimo prima ce le avevi lì.
Ecco, le ultime settimane, Benatia le ha vissute respirando adrenalina e rabbia a pieni polmoni. Il tragitto da Madrid a Roma è stato tortuoso: chi l’avrebbe immaginato questo (quasi) finale?
Medhi, dall’alto del muro difensivo bianconero, ha visto scivolare via sogni e successi, prima di riacciuffarli con un balzo d’orgoglio.
Il fischio nell’assordante silenzio del Bernabeu ammutolito sarà risuonato nell’inconscio del marocchino quando ha visto Koulibaly aggrapparsi al cielo dello Stadium.
Eppure erano state due serate praticamente perfette. Eppure lui, Medhi, era stato fiero, impettito, granitico. Ma ci sono nottate che ti sputano in faccia la crudeltà di un gioco che solo gioco non è:
è la sintesi delle nostre vite in novanta minuti più recupero.
Allora ti guardi dentro, cerchi i perché, pensi pure di trovarli. È che il tempo non ti manca, mentre vedi i tuoi compagni riprendersi tutto, di rabbia.
Sì, te lo chiedi: cos’ho sbagliato? Forse tutto, forse niente. Forse c’è solo da pensare che, a volte, la vita è una stronza: ma sa come ridarti la tua parte di gloria, magari con gli interessi.
E tutte le paranoie che ti martellano le tempie si sgretolano al sole di una realtà che, in fin dei conti, è consapevole di doverti qualcosa.
Ecco cos’è la serata di Roma, per Benatia: un conto saldato dal destino. A spese di un Milan orgoglioso fino a quel punto e di un Donnarumma che ha lasciato intravedere quanto ancora deve crescere.
Insomma, Madrid toglie e Roma dà: pare tutto così poco casuale, pensando alla storia del centrale bianconero. E va bene così, “bella stronza”, ché in serate così tutto sembra prendere senso. E tutto si stempera in una coppa alzata… nell’attesa di un’altra.
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