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Trasformare il pericolo in opportunità

C’è un attimo di tranquillità prima di una tempesta di parole, sguardi, sensazioni. Perché adesso San Siro è un cumulo di nuvoloni dopo tanti giorni di sereno: e ora chi glielo dice all’armadio che bisogna ripescare il cappotto? Tant’è: bisogna adeguarsi, adattarsi al mondo che cambia e a una classifica che corre veloce come questo campionato. Forse è anche una roba bella, sì: in un mese può cambiare tutto. Anche la percezione di questa squadra. Pure le consapevolezze attorno al futuro.

Maledetta mania del risultato: questa è l’unica legge da cui la Juventus non riesce a scappare. Del resto, non può: per storia, per quanto prodotto, per quello che ancora c’è da fare. In questo senso, San Siro è un colpo basso del calendario: e di cazzotti forti in faccia, quest’anno, ne sono arrivati diversi. Tutti hanno portato un tipo di ‘dolore’ diverso.

IL MANTRA

Il sorriso di Allegri ricorda una pratica buddista che la Juve dovrebbe far sua: se sei in difficoltà, apprezza il momento. Anzi: usalo come opportunità per risolvere una questione che avevi in sospeso e poi come chance di crescita. Ecco: magari il mister non avrà usato le stesse parole, però il senso è rimasto. Ed è giusto in tutte le sue forme.

La Juve un po’ di paura ce l’ha: che non è terrore o timore, sono solo briciole di preoccupazione che danno fastidio allo stomaco. E’ questo che rende la vigilia diversa: è la certezza, stavolta, di non poter sbagliare. La stessa che è arrivata soltanto in due occasioni: prima di Londra, prima di Madrid. Nelle notti che contavano. Unica eccezione: domenica scorsa, ma c’era ancora margine di trattativa con la sorte.

UNA JUVE DIVERSA

Adesso no, adesso la storia ammette solo e soltanto una replica: vincere. E la speranza nasce dal calore di certi notti, dai riflettori puntati sull’unico iter da seguire. Ecco perché tutti si aspettano una Juve diversa, non di rimessa ma di attacco: perché è una questione di semplice dna. Semplicissimo dna.

Andare avanti, in ogni modo; tenere duro, più tempo possibile; provare ad alzare sempre la testa, perché questa piazza è stata ferita nell’orgoglio. Sui toni della ‘Liberazione di contestazione’ preferiamo sorvolare: quel giorno è passato, quelle parole sono rimaste. Serve una Juve diversa: è stato chiesto e verosimilmente sarà ottenuto. Ora o mai più: eccolo, il mese della resa dei conti.

This post was last modified on 28 Aprile 2018 - 10:41

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