Adesso non si deve perdere la testa

Se la Roma ci ha portato nel mondo dei sogni, la Juventus ci fa ricadere nella realtà. Lo fa con una partita da cardiopalma, col sangue dei tifosi bloccato nel cuore. Lo fa con coraggio e paura, con rabbia e sofferenza. Fino al penultimo minuto, quando il castello crolla. Per un tifoso juventino fa malissimo una serata del genere. Per un amante del calcio probabilmente fa ancora peggio vedere espulso Buffon nella sua ultima in Champions, all’ultimo minuto per proteste.

Il calcio però, è un grande sport anche per questo. Citando il film “Febbre a 90” (se non lo conoscete rimediate al più presto): “Forse è qualcosa che non puoi capire se non sei dentro (…) e se tu non ci fossi stato, a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c’è sempre un’altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, e che male c’è in questo? Anzi, è piuttosto confortante se ci pensi”.

C’è stata tanta rabbia ieri, una delusione scaturita da una ingiustizia enorme: quella di aver sognato. Di aver toccato con mano l’illusione più grande che questa partita poteva regalare. Forse sarebbe stato troppo bello sapere che i giganti si possono abbattere pure in casa loro. Forse sarebbe stato troppo far sapere al mondo che questa volta, magari solo questa, non c’era nessun bisogno di dover tornare a casa a testa alta con la sconfitta nel cuore.

Adesso però, per quanto possa essere difficile, forse neanche così consolatorio, rimangono gli altri due obiettivi: lo scudetto e la Coppa Italia. Di sicuro non cancelleranno l’amarezza del Bernabeu, di quell’assurdo ultimo minuto di gioco. Minuto che si consegna alla storia recente come uno dei più beffardi della Champions League. Ancora peggio però, sarebbe buttare via tutto quello che è stato costruito in questi mesi per vivere nel rancore di aver cercato un’impresa, averla quasi raggiunta, quasi. E ricordare quel “quasi” come il rimpianto più grande di tutti.

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