Ti prendi tutto. Nelle serate amare, ti prendi tutto. Nei cicloni preannunciati ma inaspettati, ti prendi sempre e solo tutto. E quindi: ti prendi le spalle strette, la testa bassa, il cuore fermo. Immobile per il troppo battere e i troppi sbalzi d’umanità: in un paio d’ore ha vissuto l’emozioni del mondo e si è preso la sua scarica di luci e ombre. Senza proferire altro verbo all’infuori di ‘dispiacere’.
Il dolore si smaltisce con gli altri colpi subiti, inferti da un giocatore che sul pianeta Juve non esiste: che probabilmente uno così non c’è proprio da nessuna parte. Madrid, adesso, ha il sapore di un fastidioso ritorno, come un rituale inutile e soprattutto dannoso: più per i ricordi, che per i novanta minuti in cui ci sarà fiato da sprecare. Ma forse è solo l’amarezza di una notte piena di ‘se’, contornata da ‘ma’, assuefatta dai condizionali più sinistri diventati realtà.
SE RONALDO
Del resto: come fai a pensare di poterla scampare alla legge del più forte? Ci risiamo, ci risei. E da quel punto proprio non vuoi scappare: non capisci che essere la regola è uno status indispensabile per stare a questo mondo, che l’eccezioni sono altre. Che le squadre pronte a vincere, poi, sono decisamente diverse, probabilmente meglio messe in campo. E che i colpi estemporanei della sorte possono aiutare a comprendere, a comprenderti. Ma non possono esserci per tenderti la mano sotto le sabbie mobili dei fuoriclasse altrui, di fantasmi che ritornano e di paura malcelata di un obiettivo tramutatosi in furiosa ossessione.
Se Ronaldo non fosse stato così Ronaldo, la situazione non sarebbe cambiata di una virgola. Poi trovartelo in versione semidio è un altro conto, uno di quelli che inserisci nel listino dei rimborsi spese con il dio del calcio. Ma ecco: se Chiellini e Barzagli non avessero aspettato, o se Buffon l’avesse chiamata a gran voce, e se anche quest’ultimo fosse uscito meglio sull’incursione da pirata di Marcelo, sono tutti altri quesiti che in una notte del genere si sviscerano da soli. E questi, e solo questi, restano i veri ‘se’ da porsi. E le concrete domande per il futuro.
SE ALLEGRI
Poi si può discutere di tutto: si può parlare di un Douglas forse penalizzato dal doppio ruolo e dal doppio volto, si può parlare di un azzardo come tenere fuori Matuidi dall’undici iniziale (ma qui aspettiamo anche i commenti futuri del tecnico sulla partita), si può parlare dell’ennesima bocciatura di Rugani o della prima vera e propria avventura da ‘rimandato’ di Mandzukic. Si può parlare di Allegri, sì che si può: che in panchina ha pattuito con l’adrenalina un po’ di tregua, così da esser pronto per farsi un po’ di domande solitarie e senza schermi protettivi dettati dal risultato. Domande sul domani suo e della squadra.
Se Allegri avesse cambiato tutto? Neanche qui: probabilmente sarebbe cambiato l’approccio, quasi certamente non il risultato. Di certo, non sarebbe aumentata o diminuita la potenza della colla che ancora lo tiene legato a quella panchina.
SE DYBALA
Ah, se Dybala. Se la sua parte peggiore non avesse preso il sopravvento, se quel bruciore di stomaco si fosse trasformato in adrenalina e non in frustrazione, se la vista avesse avuto un minimo di lucidità e non si fosse annebbiata al primo colpo avverso del karma. Eh, che ne sarebbe stato? Di Paulo, soprattutto. Della sua visione a determinati livelli, del suo processo di crescita, del suo talento distratto dalle mille voci che ha in testa. Il finale è tutto suo, così come lo è stato quello mentale del match: è lì che la Juve s’è lasciata andare nella stessa malinconia che l’avvolse a Cardiff. E’ lì che la Juve ha immagazzinato i ‘se’, i ‘ma’, e quel pacco di ‘avrei potuto’ che non sapeva più dove mettere.
La verità è che questa competizione non ammette domande interiori, riflessioni, paure recondite. Pretende il tuo momento di gloria e ti strappa via l’innocenza del gioco, e quindi dell’errore.
La verità è che il muro bianco è sempre stato il vero specchio della Juventus: e sbatterci o aggirarlo è diventato l’unico modo per conoscere lontananza e vicinanza dei propri limiti. E’ andata così: semplicemente, tristemente, realmente così. E’ andata non più lontana dei confini bianconeri. E vai a biasimarlo, il dio del calcio.
Cristiano Corbo