Rassegna stampa – Qui di seguito, le principali notizie sui quotidiani sportivi stamani in edicola che riguardano il mondo del calcio e, in particolare, il mondo Juventus.
SERIE A, LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO: MA LA JUVE FA BELLA FIGURA
Nel focus proposto da La Gazzetta dello Sport sui bilanci dei club, si nota come la Juventus faccia sì parte del gruppo di 16 “indebitati” (si salvano solo Cagliari, Crotone, Napoli e Torino), ma sia quella che spende e ricava di più. Si legge sul quotidiano: “Il doppio record di fatturato e profitti ha certificato l’eccellenza del duplice lavoro: coniugare i successi sportivi con l’autosufficienza economica. Sul piano delle entrate la Juve ha creato un solco col resto della A: i premi Champions (110 milioni) sono stati decisivi ma va segnalato pure il boom dello stadio, con ricavi da 63,4 milioni (extra compresi), più del doppio delle milanesi. Terza stagione di fila in utile, e che utile (42,6 milioni) con l’effetto Pogba. Nelle ultime due sessioni di mercato registrati altri 92 milioni di plusvalenze, fieno in cascina per il bilancio 2017-18 che il club prevede in perdita.“.
JUVE, I NUMERI SONO DALLA PARTE DI MAX
Restiamo sulla Gazzetta, che propone un interessante approfondimento sulla Juventus come immagine del suo allenatore Allegri. La discussione sull’estetica del gioco della Juve ha ingiustamente nascosto l’ennesima rivoluzione tattica di Max Allegri. Nell’inseguimento bianconero al settimo scudetto consecutivo, Allegri ha infatti rivisitato il gioco all’italiana, per esaltare le qualità e le caratteristiche della rosa. Si tratta, dunque, di una scelta pratica, come tutte quelle del tecnico livornese: d’altronde l’età media è alta, la difesa ha bisogno di protezione e gli scattisti sono in grado di ribaltare rapidamente l’azione.
Dopo un avvio balbettante, Allegri ha mollato il 4-2-3-1 a favore del 4-3-3 ma, a prescindere dal modulo, è cambiato l’atteggiamento. Il primo comandamento è tornato a essere quello di non prendere gol, anche perché in avanti i campioni garantiscono le giocate decisive. Ci sono due modi per comandare le partite, in base agli spazi che si occupano: c’è chi domina nella metà campo avversaria (Barcellona, Manchester City, Napoli) e c’è chi domina nella propria metà campo (Atletico Madrid, Manchester United). La Juve preferisce questa seconda opzione, perché più adatta alle caratteristiche dei giocatori e per gestire con più cautela e serenità le gare.
Confrontando le quattro stagioni bianconere di Allegri, la Juve 2017-18 è quella con il baricentro più basso (49.4 metri), quella più corta (tutti in 31.8 metri) e quella che fa meno giocate utili nell’area avversaria (18 a partita). Anche il recupero-palla è basso (36 metri, l’anno scorso era inferiore ma venivano schierate contemporaneamente quattro punte) e solo nel 2016-17 con il 4-2-3-1 c’era un maggiore ricorso al lancio.
I bianconeri soffrono solo quando devono adattarsi al ritmo degli avversari: se invece sono loro a scegliere la musica, conducono il ballo senza grossi problemi. Nella rivisitazione del calcio all’italiana secondo Allegri, la scelta del ritmo è fondamentale. La Juve individua alcuni momenti in cui aggredire mentre nel resto della partita gestisce abbastanza lentamente. Ed è qui che diventa letale perché gli avversari vengono colpiti in pochi secondi quando non se l’aspettano. Che si tratti di una palla rubata o di un fraseggio da dietro, la Juve ha la rara capacità di arrivare al gol in una decina di secondi partendo dalla propria trequarti. Le due reti finora più importanti della stagione spiegano tanto. A Napoli la Juve ruba palla a ridosso dell’area di Buffon e segna in 12 secondi e 13 tocchi in conduzione (5 di Douglas Costa, 6 di Dybala e 2 di Higuain). A Wembley il 2-1 al Tottenham nasce con la palla tra i piedi di Chiellini nella trequarti della Juve: in 10 secondi finisce nella porta di Lloris con gli inglesi schierati ma sorpresi dai passaggi in verticale di Chiellini e Higuain e dall’inserimento di Dybala.
CONTINUA IL PRESSING SU EMRE CAN
Il Corriere dello Sport riporta le ultime di calciomercato in casa bianconera, sottolineando principalmente il nome di Emre Can, centrocampista del Liverpool. La rinuncia al campionato italiano del tedesco sarebbe un dietrofront clamoroso. Non ancora preventivabile, a meno che il Real Madrid non metta sul piatto cifre faraoniche. Superiori a quei cinque milioni annui che Marotta ha pronti per il talento dei Reds. Le parole lusinghiere di Can verso il campionato italiano, cinque giorni fa, sembravano il vero apripista verso un futuro in Italia: “La Serie A è cresciuta molto“, diceva il centrocampista che studia da titolare nella Nazionale teutonica pronta a difendere il titolo mondiale in Russia. La Juve deve scongiurare tentennamenti improvvisi, anche per questo ha lasciato intendere di voler chiudere quanto prima.
SZCZESNY INNAMORATO: “CONSIGLIO LA JUVE A CHIUNQUE“
Di seguito, qualche estratto dell’intervista rilasciata da Wojciech Szczesny a Tuttosport: “Mi aspettavo di venire qui e lottare fino alla fine per conquistare trofei. Siamo arrivati a marzo e siamo ancora in corsa in tutte le competizioni. Ho avuto anche la fortuna di giocare un po’ di più di quanto pensassi e credo di aver fatto abbastanza bene. Quindi sono molto contento.”.
“Quanto imparo da Buffon? A livello tecnico, molto. Ma la cosa più importante è la sua leadership: come comportarsi in certe situazioni, i rapporti con i compagni, come aiutarli, come comandare la difesa. Credo che questi aspetti siano fondamentali. Poi, naturalmente, guardarlo durante l’allenamento e la partita mi aiuta tanto. Ho l’umiltà di dire che ho tante cose da imparare e ho un campione da osservare.“.
“Cosa mi ha colpito della Juventus? Non si va in panico. Qui sono tutti certi della loro bravura, della loro forza, dunque anche dopo un momento difficile non cambia nulla.“.
“Se ho parlato con Florenzi? Se qualcuno me lo chiedesse, direi sempre che venire alla Juve sarebbe un passo molto importante perché qui devi vincere tutto. Direi che è la squadra giusta per una grande giocatore. Poi Florenzi, non lo so… Io non ho parlato con nessuno, ma per un giocatore che vuole diventare più forte di quello che è la Juve sarebbe un passo perfetto.”.
È CASTING PER IL SECONDO PORTIERE: NON SARÀ UN ALTRO SZCZESNY
A meno che non sia ancora Szczesny. Perché, in buona sostanza, dipende molto dal futuro di Gigi Buffon. Se il portierone azzurro dovesse appendere gli scarpini al chiodo, il polacco diventerebbe il titolare, così alla Juventus servirebbe un secondo portiere “classico”, com’è stato Storari in questi ultimi anni. I nomi principali sono quelli degli italiani Marchetti e Consigli, mentre si allontana Pau Lopez, che vuol restare a fare il titolare in Spagna. Audero, invece, vista l’ottima stagione al Venezia, tornerà a Torino per poi essere girato in prestito in Serie A.
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