Questo titolo è un po’ strano. L’ho scritto pensando ad un comico di Zelig, Franco Neri (il che detto così a qualcuno potrebbe non significare niente), che aveva come battuta più famosa proprio “Franco… oh Franco!”. Faceva dei monologhi in cui si distinguevano le differenze tra i calabresi e i torinesi. Torino, città abbastanza grigia in quest’inverno, grigia nel weekend e soleggiata nei giorni lavorativi. Torino, (quasi) città di Michela Franco, la nostra Woman of the week.
Michela Franco snocciola la sua carriera in squadre di piccola-media dimensione. Quasi sempre in serie A, ma capita anche la B. Poi, nell’ultima stagione al Cuneo, si sparge la notizia che la squadra sarebbe stata “acquisita” dalla Juventus. O meglio: avrebbe acquisito il titolo sportivo, e di conseguenza le giocatrici sarebbero state tutte svincolate. C’era da chiedersi che cosa fare adesso, dove trovare una nuova squadra in cui giocare. Michela invece ha avuto la fortuna, o forse l’onore, di trovare proprio quella Juventus che prendeva il posto del Cuneo. Lei sarebbe entrata a far parte di una squadra che aveva come obiettivo la vittoria, dove le giocatrici che ne facevano parte dovevano dimostrare di essere le migliori, ogni giornata.
Quando davanti a te hai la difesa titolare della Nazionale, capisci che di spazio ce n’è poco. Quindi c’è da stare in panchina ad aspettare, magari un giorno il posto si libera. E quando succede, si deve essere pronti. Nella partita contro il Pink Bari è entrata, un po’ a sorpresa, al posto di Salvai, per giocare gli ultimi venti minuti. Un bel minutaggio per lei. Purtroppo però, la sua gara verrà ricordata per quel fallo di mano che è costato il rigore. Un rigore storico perché ha sancito il primo gol subito a Vinovo dalla Juventus Women. Anche Rita Guarino, in zona stampa, si è detta dispiaciuta per lei. Chissà come si è sentita Michela: felice per il 4-1 o col disappunto di quella mano in area?
Il bello del calcio è che se giochi male una partita puoi sempre rimediare in quella dopo. Si tratta di un circolo continuo. Vorrei che queste parole fossero mie ma sono estrapolate da quel meraviglioso libro/film che è “Febbre a 90”. Così capita che si giochi il mercoledì una partita di Coppa Italia contro la Novese, squadra di serie B. La terza squadra di B affrontata in coppa finora. Come prevedibile la Juve attacca a spron battuto, cerca di tutto e di più ma il gol si fa aspettare. Aspetta che lei, Franco, stacchi di testa in mezzo alla mischia e la butti dentro, togliendo quel fantasma e quell’ombra creata da quel fallo di mani. Un pensiero in meno, dunque. La partita finirà poi 8-0, non ci sarà bisogno di chissà quale intervento durante l’incontro, tutto scorre liscio. E in una settimana in cui si dovrebbe glorificare ancora la stratosferica Bonansea, le geometrie di Zelem, la tripletta di Caruso e chissà quanto altro, la storia di Michela si guadagna il titolo di WW. Morale della favola: tutto si può aggiustare, basta volerlo.
This post was last modified on 21 Marzo 2018 - 23:18