Dopo l’imprevista sconfitta di metà novembre a Genova contro la Sampdoria, Max Allegri e la sua rosa hanno ristretto quel patto d’acciaio che ha caratterizzato la Juventus degli ultimi anni: serranda abbassata e limite ai gol subiti.
RITORNO ALLE ORIGINI
Il patto comprende tutti i componenti della squadra. L’azione difensiva parte dagli attaccanti, bravi a occupare gli spazi e complicare la prima costruzione di gioco degli avversari; passa dai centrocampisti, abili nel creare densità in mezzo al campo e compromettere le linee di passaggio dei contendenti; arriva ai difensori, attenti nel capire quando anticipare gli interventi o attuare una difesa di posizione che tanto bene riesce alla Juve.
Questi i numeri dal 3-2 contro i doriani: 14 partite in campionato e un solo gol subito (la stoccata dalla distanza dell’ex Caceres a Verona); 4 partite in Champions League e 3 gol subiti; 4 partite in Coppa Italia e 0 gol subiti. 22 match, 4 reti al passivo, 19 clean sheet divisi da Buffon e Szczesny. Fare la media dei gol subiti in ogni incontro da quella domenica di metà novembre è un semplice esercizio matematico: 0,18 a gara.
Non è questione di singoli atleti, ma di squadra e atteggiamento.
Allegri in queste settimane ha avuto l’obbligo, e per sua fortuna la possibilità, di ruotare le risorse a disposizione causa acciacchi, infortuni di lunga data e squalifiche. Dall’alternanza fra i portieri, a quella dei terzini, passando per la risalita di Rugani, la conferma di Benatia e degli incredibili Barzagli e Chiellini, soffermandosi solo sulla retroguardia. Il tecnico toscano ha saputo fare di necessità virtù sopperendo alle assenze degli attaccanti con l’inserimento di Asamoah e lo spostamento, qualche metro più avanti, di Alex Sandro.
Tutto questo per esprimere un concetto: i calciatori ruotano, ma chiunque scenda in campo, lo fa con la cattiveria e la concentrazione, fondamentale in fase difensiva, giusta. E perciò, Massimiliano Allegri si merita tutti gli elogi del caso.
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