Solo Buffon può decidere il futuro di Buffon. Perché, se sei Buffon, nessuno sa meglio di te come sta il tuo corpo. E la tua mente. Perché Buffon si nasce, ma soprattutto si diventa. Passo dopo passo, batosta dopo batosta. Silenziosamente, ma immensamente. Ma solo se realmente si vuol essere Buffon. E Buffon, con la Juventus tatuata sulla pelle, è diventato un qualcosa di ineffabile.
Le parole non bastano, probabilmente perché son già finite. Le parole quasi provano un sentimento di vergogna e di inadeguatezza quando devono essere usate per descrivere Buffon. Ma il ritiro di Buffon, prima o poi, andrà raccontato, e per raccontare servono le parole. E i segnali sembrano inequivocabili: questa stagione, con o senza vittoria della Champions, dovrebbe essere l’ultima della carriera di Gigione.
RITIRO BUFFON: QUELLA DECISIONE GIÀ PRESA
Nella conferenza stampa pre Tottenham, il portierone bianconero parlava, sibillino, di una “decisione già presa“. Non si voleva esporre, Gigi. O meglio, aveva (ha e avrà) troppo rispetto per l’imminente impegno europeo della sua Juventus per pensare di mettersi avanti alla squadra. Anche se si chiama Buffon, e anche se, dopo l’addio di Del Piero, è diventato il capitano del timone bianconero.
Strettamente legata alla questione ritiro è la presenza di Gigi nelle due prossime amichevoli della Nazionale italiana. Tutti i tifosi azzurri hanno negli occhi le lacrime di Buffon dopo la Svezia: metteremmo tranquillamente la mano sul fuoco riguardo il fatto che nessuno vuol conservare questo come ultimo ricordo del portiere di Carrara. E da qui la proposta del ct Di Biagio: “Gigi, vieni a farti queste due prestigiose amichevoli: vedrai che l’entusiasmo tornerà“. Dev’essere andato più o meno così il loro dialogo.
Ma Buffon non è mai stato egoista, né tantomeno egocentrico. Buffon ha sempre dato il giusto valore alle vicende della sua carriera, sportiva e non solo. Sa quanto valgono Donnarumma e Perin (e lo ha ripetuto in lacrime nel post Svezia), sa che pure alle cose più belle, anche se a malincuore, va messa la parola ‘fine‘.
Nonostante i 40 anni, Buffon sa come essere decisivo. Come a Londra, nella “rivincita dei vecchietti”. Ma non tutto è eterno. E, chissà, anche la terribile tragedia legata ad Astori potrebbe aver spinto il portiere bianconero a dare, una volta in più, il giusto valore alle cose. Un amico che amava la vita e il calcio non c’è più, e per onorarne la memoria è giusto lasciare spazio a giovani entusiasti e affamati. Anche se i ‘vecchietti’ resteranno sempre utili: inculcare ben precisi valori è il primo, imprescindibile passo.
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