C’è un punto che Allegri sottolinea con fierezza, forza, alzando il sopracciglio per depositare importanza e scandire meglio quelle parole: con il viaggio verso Roma, la Juve chiude un mini ciclo di sei trasferte nelle ultime otto partite. Che son tante. Che son tante soprattutto in una stagione in cui tu sei il gatto, mica il topo. Che son tante perché nel mezzo ci sono tante emozioni, qualche timido accenno di resistenza, e poi una serie di pressioni che a metterle in fila si fanno fatica a distinguere. Troppo sottili.
Ah, poi gli infortuni. Che venivano veloci, di tanto in tanto raggruppati, senza mai prender tempo per far passare un po’ d’aria viziata in quell’infermeria troppo spesso affollata. Max se la sorride, un po’ se la gode: il tasso di responsabilità su questa squadra è aumentato a dismisura nella stagione corrente. Mai come in questo nuovo anno, il tecnico è il club. E viceversa.
Non un Narciso, ma uno che risolve problemi. Che si specchia nel suo pragmatismo e che vede soluzioni e non gatte da pelare. Dote rara. Fondamentale nel momento stesso in cui il tuo miglior giocatore ha un attimo da tirare il freno. E ha da farlo nel bel mezzo della corsa.
No, Higuain con la Lazio non ci sarà. Poi magari recupera per Londra, ma intanto a Roma toccherà mettere i conti a posto prima che passi l’oste della sventura e pretenda quanto ha seminato in questa settimana. E toccherà farlo con Paulo Dybala. Ma Dybala Dybala. Che è diverso dalle prime versioni del post infortunio: e ci mancherebbe pure se fosse il contrario.
Allegri però è furbo. Il migliore e unico modo per accelerare i tempi è bruciarle, quelle tappe. Con il rispetto per i programmi di recupero e le dovute precauzioni, lui lo sa che responsabilizzare è il primo passo per motivare. E nella sesta trasferta, la sesta su otto, hai per forza bisogno di un tocco magico. Chi più funzionale di Paulo? Chi più efficace, adatto, importante in questo momento?
Nessuno. E si è così convinti che forse lo stop di Higuain può addirittura avere una svolta funzionale: da una parte il bisogno di stacco da parte del Pipita, dall’altra l’ennesima investitura per la Joya. Sembra poco, sembra destino: è tutto quello che decide il mondo del calcio. Non sottovalutiamoli, questi segni della sorte.
This post was last modified on 3 Marzo 2018 - 13:03