Cosa la colpisce di più del Napoli?
«Il gioco, la sicurezza in quello che fa durante le partite, la capacità di non smarrire il filo del discorso anche nei momenti di difficoltà. Contro la Lazio, ad esempio, è andato in svantaggio ma non si è disunito e ha proseguito ad andare avanti con tranquillità recuperando il risultato e vincendo alla grande. Questa è la vera forza del Napoli: gli automatismi perfetti che riesce sempre e comunque a proporre anche se in partita dovesse sorgere qualche ostacolo».
E della Juve?
«La duttilità, la capacità di variare di volta in volta e di arrivare sempre al risultato con uomini e moduli diversi. La Juve può giocare con tre o quattro dietro, con due o tre centrocampisti e non cambia nulla: resta sempre solida e pericolosa».
La teoria dei titolarissimi di Sarri e quella di Allegri di ruotare la rosa: due strade diverse, qual è la più efficace?
«Il cammino tenuto finora da Napoli e Juve parla chiaro: sono entrambi efficaci, parliamo di due situazioni diverse. Gli azzurri hanno acquisito queste certezze con il lavoro quotidiano di Sarri in questi tre anni e ora sono una macchina perfetta. La Juve può disporre di un parco giocatori più importante, Allegri ha due squadre ed è molto bravo a ruotare mostrando un coraggio da leone facendo restare fuori giocatori importanti come Higuain o Dybala: è uno che non si lascia impressionare dai nomi e manda sempre in campo chi vede più in forma. E poi per lui parlano i risultati».
Il Napoli di Sarri paragonato all’Olanda anni ’70: le ricorda anche la sua Italia nel ‘78 in Argentina o quale altra squadra?
«Andando indietro con gli anni il paragone con il tipo di gioco di quell’Olanda ci sta, da un punto di vista estetico regge pure quello con la nostra Italia del 1978 anche se giocavamo in maniera diversa. Però la vera similitudine, mantenendoci ai tempi moderni, è con le squadre di Guardiola, il suo vecchio Barcellona, il City attuale: rivedo molte cose, dall’aggressione, al tenersi alti, al macinare gioco in continuazione. Ecco, il calcio del Napoli attuale è estremamente nuovo, moderno, diverso».
Nel duello scudetto quanto possano pesare le coppe: il Napoli è fuori dall’Europa League, la Juve sarà impegnata in un confronto durissimo in Champions League contro il Tottenham?
«Il Napoli dal primo momento ha avuto un’attenzione particolare sul campionato, dando poi la sensazione di aver un po’ mollato in Europa: gli azzurri si sono concentrati sull’obiettivo scudetto che vedono alla loro portata. Discorso diverso per la Juve, non credo che la Champions possa pesare perché è attrezzata per competere su due fronti. Allegri ha sempre detto che lo scudetto si decide da marzo in poi e sarà pronto anche se dovesse andare avanti in Europa».
Questo turno di campionato propone Juve-Atalanta e Cagliari-Napoli, chi rischia di più?
«Secondo me vinceranno entrambe. L’Atalanta può mettere in difficoltà chiunque ma la Juve ha comunque una marcia in più. Lopez ha dato equilibrio al Cagliari che ora difende in maniera diversa ma il Napoli ha una qualità di gran lunga superiore. Piuttosto lo snodo cruciale può diventare quello successivo e cioè quando il Napoli ospita la Roma e la Juve gioca all’Olimpico contro la Lazio che quest’anno è riuscita già a battere i bianconeri».
Sarà decisivo lo scontro diretto?
«Se Napoli e Juve continuano incollate, direi proprio che potrebbe essere la sfida decisiva o comunque importantissima. Finora sono andate avanti con filosofie diverse ma con la stessa efficacia e la loro continuità è incredibile, possono davvero sfondare il muro dei 100 punti: poco prima di Natale immaginavamo una lotta a cinque che coinvolgesse Inter, Roma e Lazio e invece in questi due mesi azzurri e bianconeri hanno fatto il vuoto. A commentare da fuori è semplice ma andare in campo è un’altra cosa: devono vincere sempre e lo stano facendo. Una cosa pazzesca».
La Juve ritrova Dybala, quanto potrà essere importante la sua fantasia?
«Parliamo di un giocatore al di sopra della media, se la Juve lo ritrova al massimo in questo rush finale può essere l’arma in più per la Juve. In questa stagione si sta alternando con Higuain, nel senso che quando uno è diventato decisivo, l’altro si è fermato e viceversa. L’argentino nei venti minuti con il Torino non mi ha ancora convinto, vediamo se ritrova la migliore condizione».
Nel Napoli l’arma in più potrà essere Insigne?
«Insigne è tra i giocatori di maggiore fantasia, ha un’inventiva unica perché con un suo colpo a sorpresa può sbloccare le partite. E poi è napoletano e quindi è animato da una spinta in più: adesso per come si muove e per quello che fa in campo lo vedo anche notevolmente cresciuto. Sì direi proprio che la spinta decisiva nella corsa scudetto può darla lui. Ma vorrei indicare anche un altro uomo chiave, Hamsik. Lui è la guida per i compagni, sta da tanti anni a Napoli, in campo ha grande personalità».
La storia insegna che lo scudetto lo vince chi subisce meno gol: il Napoli adesso è cresciuto e ha incassato 15 reti, lo stesso numero della Juve. Un altro segnale importante?
«La crescita determinante del Napoli è stata proprio su quest’aspetto: la difesa è diventata molto più solida, il Napoli subisce meno gol e pochi tiri in porta. Contro la Spal ad esempio ha vinto solo 1-0 ma non ha rischiato nulla. In questo si è avvicinato alla Juve, ora anche far gol al Napoli non è semplice».
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