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Editoriale

Non è (stata) una questione di modulo

Juventus – Tottenham, l’alba di due giorni dopo: sbagliato parlare soltanto di moduli – Perché la Juventus, contro gli Spurs, non ha certo pareggiato per una mera questione di numeri. 4-3-3 non è mai stato superiore a 4-2-3-1, o viceversa. I numeri sono un’aggiunta, spesso utile per una schematizzazione mentale, ma non devono essere così vincolanti. Max Allegri aveva esordito in conferenza stampa dicendo che la Juve avrebbe dovuto giocare una partita estremamente precisa dal punto di vista tecnico: giocatori come Pjanic, Khedira e Alex Sandro (per nominarne alcuni), però, hanno sbagliato fin troppo in uscita…

JUVENTUS, UNA TENUTA MENTALE DA RIVEDERE

E, su questo, incide sicuramente anche l’allenatore. Dopo 10 minuti spumeggianti, con il Tottenham alle corde, la Juventus si è abbassata colpevolmente, iniziando a sbagliare di tutto e di più. In certe zone del campo, poi, certi errori risultano ancor più deleteri: Miralem Pjanic, vero metronomo bianconero, non può permettersi così tante imperfezioni nel palleggio, sua caratteristica più distintiva.

Sami Khedira, poi, è parso schiacciato, sulle gambe, incapace di creare superiorità, consegnandosi al possesso palla e all’aggressività, negli spazi, degli inglesi.

A questo punto, proviamo a lanciare una provocazione: e se i due centrocampisti bianconeri fossero rimasti ‘scottati’ dal secondo tempo di Cardiff? Dopo la finale, infatti, raramente hanno giocato, da soli, insieme a centrocampo (con la Lazio in Supercoppa andò male, col Genoa in campionato non benissimo). E, soprattutto, il Tottenham è stato il primo vero ostacolo di una certa pericolosità, se si esclude il Barcellona (anche se, al Camp Nou, la Juve interpretò la gara in modo diverso). Non siamo qui per dare una risposta, anche perché, probabilmente, non esiste.

Alex Sandro, infine, è tornato – per una sera – quello impacciato dei primi mesi di questa stagione: tutto il contrario dell’altro terzino, De Sciglio, autentica sorpresa della serata (e dell’annata).

E C’È UN’IMPRECISIONE TATTICA…

Douglas Costa, nella distinta, è stato inserito “alla Dybala”: da ’10’, alle spalle della prima punta, Higuain. I suoi compiti in fase di non possesso, però, erano chiari: pressare i portatori di palla del Tottenham (soprattutto l’inglese Dier), abbassandosi da mezzala al fianco di Pjanic. Meno Dybala e più Matuidi, volendo creare un ulteriore parallelo.

Il brasiliano, però, ha dimostrato di non possedere queste caratteristiche. Bernardeschi, probabilmente, sarebbe stato più azzeccato per un ruolo del genere: più bravo a contenere rispetto all’ex Bayern e, d’altro canto, meno bravo del n° 11 in fase di contropiede. Non a caso, Costa ha dimostrato più volte (secondo rigore di Higuain, quasi autogol di Vertonghen) di avere il motorino nelle gambe: dalle imprecisioni s’impara, e solo così si raggiungono risultati d’un certo calibro.

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