E’ passata qualche ora, meno di 24, dalla fine della partita e ancora le sensazioni si mescolano in un mix di emozioni post stadio e analisi un po’ più razionale del match. Perché tutte le partite, a maggior ragione quelle di Champions League, vanno valutate al di là del solo risultato. La partenza è stata da sogno, il finale molto meno, ma in mezzo ci sono stati tanti momenti che hanno determinato un risultato finale che, al contrario di quanto dice il tecnico degli Spurs Pochettino, noi vediamo più stretto per la Juventus che per i londinesi.
PARTENZA A RAZZO E INCUBI UNITED
La Juve è da sempre squadra che patisce le partenze sprint. Ma non quelle degli avversari, le proprie. Sembra un paradosso e forse in parte lo è. Ma essere sul 2-0 dopo una decina di minuti porta inconsciamente a voler difendere il risultato, soprattutto contro avversari di un certo calibro. Un errore esiziale dal quale i bianconeri non vogliono affrancarsi. È successo un paio di anni fa con il Bayern a Monaco, è successo ormai quasi 20 anni fa in una partita molto simile a quella di ieri sera. Era il 1999 e la Juve affrontava in casa il Manchester United dei Calipso boys. In 11 minuti arrivò una doppietta di Inzaghi, poi la Juve calò e i Red Devils riuscirono addirittura a vincere 2-3 con gol di Keane e proprio dei due giocatori più attesi, Yorke e Cole. Lo spartito di ieri sera ricordava maledettamente quella partita. Avversario inglese, doppietta in pochi minuti del nostro bomber, Juve che smette di giocare e Tottenham che si fa sotto con il loro giocatore di punta, quell’Harry Kane che sta stupendo tutta Europa con prestazioni e gol da urlo e quasi omonimo dell’allora capitano dei Devils. Ma ci sono state differenze importanti. La Juve di ieri sera ha lasciato il pallino del gioco completamente agli inglesi, ed è stata la pecca più grave della partita, soprattutto nel primo tempo, con un dato di possesso palla che sfiora il 70 per gli ospiti, uno dei peggiori in assoluto allo Stadium per i bianconeri. Eppure, a conti fatti e mente fredda, tolta l’adrenalina della partita, un’analisi più lucida fa contare tutte le occasioni più pericolose per gli uomini di Allegri.
QUEL CINISMO ALTALENANTE
Si diceva qualche giorno fa che la Juve aveva ritrovato un po’ di quel cinismo che era mancato per tante partite, in cui si produceva tanto e si segnava poco. La partenza di ieri è stata su questa lunghezza d’onda, con due gol ai primi due tentativi verso la porta (anche se uno su rigore). Poi però qualcosa si è incrinato, e dal possibile 3-0 con quel tiro a fil di palo ancora di Higuain dopo un’azione splendida con Pjanic, e che lo avrebbe fatto diventare eroe indiscusso della serata, arriva il gol di Kane. A fine tempo la possibilità di rimettere 2 gol di distanza, ma il rigore sulla traversa fa strozzare in gola l’urlo di gioia e rivedere al ribasso il voto del numero 9. Inizia il secondo tempo e Bernardeschi costringe l’estremo difensore inglese a un super intervento per evitare ancora il gol. E anche nel finale arriva una bellissima percussione di Costa che obbliga Aurier (a proposito, se fosse stato ammonito sul rigore di fine primo tempo, sarebbe andato a casa all’inizio del secondo) a un intervento disperato che quasi causa un autogol. Insomma, male ma non malissimo, considerando che buona parte dei tifosi sui social si è quasi data per spacciata, come se non ci fosse una partita di ritorno da giocare e come se la Juve non potesse andare a Londra a giocarsela. Riprendendo il parallelo di inizio articolo, a Monaco gli uomini di Allegri disputarono una gara che nessuno pensava possibile, fino a quell’errore finale di Evra che rese inutile lo sforzo.
Al ritorno ci saranno probabilmente sia Dybala che Matuidi, forse il giocatore che più è mancato ieri sera. Nel centrocampo spesso infilato dagli Spurs chi è sembrato davvero fuori luogo è stato Khedira, che sta vivendo una stagione strana. Il tedesco ha sempre fatto della continuità una delle sue caratteristiche migliori, invece quest’anno alterna grandi prestazioni ad altre decisamente insufficienti come appunto ieri sera. E in un centrocampo a due questa cosa ha pesato ancora di più. C’è un ritorno da giocare, partiamo dal 2-2. Male, ma non malissimo. Si può ancora andare avanti.
Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)
This post was last modified on 14 Febbraio 2018 - 14:29