Juventus – Tottenham non è stata la partita immaginata e auspicata da Max Allegri. Che, ovviamente, ci tiene a precisare che la normalità non sta nel raggiungere ogni anno la finale di Champions, anche se resta lecito provarci. L’assenza di Matuidi si preannunciava pesante e così ha detto il campo: troppo importante il francese per pensare di poter giocare un match del genere senza di lui. Se ci aggiungi, poi, le defezioni di Dybala e Barzagli (senza dimenticare Cuadrado…), tutto si complica mostruosamente. Ma, assenze a parte, qualcosa nel progetto iniziale è andato storto: inaccettabile, a questi livelli, giocare soltanto dieci minuti con intensità.
Manca Matuidi, ma non c’è spazio per Sturaro o Bentancur: tocca ancora a Bernardeschi, insieme a Douglas Costa, Mandzukic e Higuain. A centrocampo, dunque, si torna a 2: ci sono Pjanic e Khedira, come nella scorsa stagione (e come a Cardiff).
L’obiettivo di Allegri era chiaro: cercare di non prendere gol. Senza Dybala e Cuadrado, non sarebbe stata certo una follia puntare su una gara attenta in casa per giocarsi il passaggio del turno soprattutto a Londra. Ma i 4 attaccanti impongono il contrario: gli inglesi vanno attaccati e colpiti, per difendersi – e per provare a non subire reti – c’è il resto della partita. E Gonzalo Higuain fa subito il suo, con la doppietta più veloce nella storia della Champions League.
Arrivano subito due gol in 9′, vero, ma poi non c’è più l’ombra della vera Juve. I bianconeri vengono schiacciati dalla foga degli Spurs, la mediana a due non regge l’urto, solo tanti palloni spazzati a caso e un’ingiustificabile paura di giocare. Che in Champions, prima o poi, si paga caro.
Soltanto lo strappo di Douglas Costa sul secondo (netto) rigore concesso alla Juventus tiene in vita i padroni di casa: la traversa colpita dal Pipita rimanda sulla Terra, destinando Allegri ad un secondo tempo di sofferenza totale.
Con Blaise Matuidi in campo sarebbe stato 4-3-3 ma, numeri a parte, si sarebbe visto in campo un giocatore capace di occupare porzioni enormi del terreno di gioco, stancandosi anche meno degli altri. Il classico giocatore che corre per 3, che non vedi ma si sente, il più “europeo” dell’intera rosa della Juventus (insieme a Mario Mandzukic, ieri in ombra). E anche la fantasia di Paulo Dybala – non stiamo scoprendo l’acqua calda – avrebbe fatto comodo: imprevedibilità e responsabile solidità son quelle doti che, a questi livelli, fanno più che mai la differenza.
La coperta corta non è un alibi capace di “scagionare” totalmente la Juventus vista in campo ieri sera, ma di sicuro lascia una speranza più grande di quella che si ha dopo quest’amaro pareggio. La rosa è valida, la squadra sa reagire, i mezzi per farcela ci sono. Ma intanto, a Torino, la bella figura l’ha fatta soltanto il Tottenham…
This post was last modified on 14 Febbraio 2018 - 17:13