La sveglia deve essere stata amara per tutti questa mattina. In primis per la dirigenza e per Allegri stesso, per poi seguire a ruota tutti i tifosi bianconeri. Tante riflessioni lucide e poca attenzione al passato recente della Juventus nella massima competizione europea. Non staremo qui a fare l’analisi tattica di cosa non è andato e di come la Juve non sia riuscita a tenere testa ad un Tottenham corsaro che ha reagito al doppio svantaggio iniziale. Non staremo qui a sottolineare come di fatto i londinesi siano stati lo specchio di quello che avrebbe dovuto la Juve per tutta la partita, con quella fame di asfaltare tutto e tutti in una competizione tanto venerata quanto maledetta.
La fame. Quella che ancora evidentemente non c’è, dopo tre anni di mezze delusioni e di un progetto europeo a volte lasciato a metà. Perchè se ci sono state due finali perse con tanti rimorsi, evidentemente tutte queste batoste non hanno lasciato ancora un segno indelebile. Le lezioni non sono ancora state imporate, soprattutto quella di Bayern Monaco-Juve negli ottavi 2016. Un film per molti visto e rivisto, con tante occasioni sprecate e un atteggiamento ben poco europeo. Forse ha ragione ancora Allegri quando mette in dubbio la comprensione della dimensione Champions da parte di qualcuno dei suoi. La Champions non è la Serie A e questo mito non è ancora stato sfatato. Ben poco serviranno le preghiere e tutti i rimedi immaginabili nella partita di ritorno a Londra se la Juve non riesce ancora a comprendere e a rielaborare gli errori di un passato che rischia di ripetersi.