Dalla 10 al 33, a illuminare il Franchi ci pensa sempre lui. Nel bene o nel male. Era la sua partita, l’uomo più atteso, il grande ex: Federico Bernardeschi è tornato nella sua vecchia casa, dritto nella tana del leone. Ai fischi incessanti ha risposto nel migliore dei modi, nel suo modo. Progressione, dribbling secco e punizione del limite. Uno sguardo, un cenno sono bastati a Pjanic per capire tutto: “Tirala tu”.
Berna l’ha posizionata, occhi fissi sul pallone, una breve rincorsa e palla all’angolino. No, i fischi non sono bastati.
Il primo tempo si è tinto di viola, culminato nel palo sfortunato di Gil Dias. Tanto possesso, qualche accelerazione e poco più. Per segnare a questa, e sottolineiamo questa, Juve non basta tanto tiki-taka e qualche sprazzo; senza dimenticarci che a difenderne i pali c’è un certo Gigi Buffon, il “ragazzino”.
Nella seconda frazione il copione non cambia, ma i padroni di casa cominciano a perdere energie e lucidità. La punizione di Berna, poi, spezza ulteriormente le gambe ai ragazzi di Pioli. La Juve cresce, l’urlo del pubblico si affievolisce e le accelerazioni di Douglas Costa cominciano a far male.
La crisi, si fa per dire, è ormai una lontana voce di corridoio. Il Pipa ha due occasioni e le sfrutta al meglio: prima una deviazione salva Sportiello, poi punisce come solo lui sa fare. Contromovimento per liberarsi dall’uomo, riceve palla, punta la porta e la spinge dentro. Questa Juve sa soffrire, sa difendere e sa far male…ora palla al Napoli.
This post was last modified on 9 Febbraio 2018 - 22:51