Forse sarebbe stato meglio moderarsi, limitarsi al compitino: vincere 2-0 e andare tutti a casa, giocare anche male, volendo. Invece la Juventus ha vinto 7-0 contro il Sassuolo. Uno dei risultati più ampi mai ottenuti negli ultimi anni e questo ha rivitalizzato quel complottismo catartico che allevia le pene dei non-Juventini.
La verità, però, è che il Sassuolo non si è scansato. La convinzione che la Juventus sia il Mosè della Serie A non è altro che una becera scusante per esorcizzare la paura nei confronti di una squadra che minaccia la propria egemonia anno dopo anno. Quando Allegri e i suoi ragazzi decidono di fare sul serio non c’è nulla che può ostacolare le loro intenzioni. E non c’è dietrologia complottistica: si tratta di saper gestire le menti dei giocatori e la loro forma fisica a piacimento.
La squadra che è scesa in campo dopo la sosta natalizia e quella che ha affrontato prima l’Atalanta in Coppa Italia e poi il Sassuolo in campionato rappresentano l’alfa e l’omega di un attento processo di preparazione. Come sempre la Juventus ha allestito la sua maratona non puntando sul rendimento nei primi chilometri, ma nel lungo periodo, lì dove tutti iniziano a sentire la fatica. Non è un caso che l’exploit in termini di risultati – ma soprattutto di lucidità di gioco – arrivino a dieci giorni dalla gara d’andata degli ottavi di Champions.
Parlare di Scansuolo è ipocrita e offensivo. Lo è nei confronti del Sassuolo stesso, squadra umile ma tenace, che non ha mai regalato un singolo punto, e nei confronti della Juventus, per l’organico di cui dispone e per la mentalità. La verità è che fa male veder uscire Matuidi e veder entrare Marchisio. Fa male veder uscire Rugani ed entrare Benatia, o vincere 7-0 senza Dybala e Douglas Costa. D’altronde, essere anti-juventini è faticoso. Ogni volta ci si trova a dover inventare delle scuse da utilizzare come capri espiatori che poi a lungo andare diventano anche banali. L’evidenza dice che la squadra di Allegri è attualmente il miglior attacco del campionato. Il Sassuolo è tra le papabili candidate alla retrocessione in cadetteria. E se il gradiente tecnico non basta a soddisfare le malelingue si può parlare di mentalità, di atteggiamenti.
Sul 4-0 ho visto Benatia andare ad aggredire il centrocampo avversario per anticipare un pallone e far ripartire un’azione offensiva. Ciò lo si ottiene solo con la mentalità di chi non si cura dei risultati altrui, ma di chi è interessato solo al proprio operato. Ed è quello che dovrebbero fare un po’ tutti coloro che sono sempre pronti a sentenziare di una corruzione che non è altro che il frutto di alcune sfrenate fantasie represse. Ma purtroppo siamo il paese in cui si invoca una meritocrazia che non c’è, e quando si può dare lode al merito ci si appella al complotto.
Per inciso: i Bianconeri sotto la guida di Allegri hanno raramente centrato risultati spropositati, mentre quest’anno dopo quella con l’Udinese (2-6) questa è la seconda gara che si conclude con un punteggio così rumoroso. Che il tecnico livornese abbia trovato la chiave per essere solida e umile ma al contempo bella ed esagerata?
Vincenzo Marotta