L’illusione di ritornare protagonista con la maglia della Juventus. L’illusione, appunto.
Fa male parlare in questo modo, crudo e ingrato si potrebbe dire, soprattutto quando si tratta di Claudio Marchisio, uno di quelli che c’è sempre stato. Basta rievocare qualsiasi momento dell’ultimo decennio per pensare a lui: dagli anni bui con Ferrara e Del Neri, alla rinascita con Conte fino alla finale di Champions League con il Barcellona. Il Principino è sempre stato lì, nel bene e nel male: uno di quelli a cui l’etichetta di bandiera non va più stretta ormai da anni.
Quando si parla di Marchisio, però, si è costretti a rinunciare al presente da un po’ di tempo a questa parte. Più di un anno e mezzo per l’esattezza: dalla rottura del crociato dell’aprile 2016. Da allora del numero 8 bianconero si è detto e scritto tanto, impossibile lasciare nel dimenticatoio chi ha dato l’anima per questi colori. Ma sempre al passato o al futuro, trait d’union di un presente che non c’è.
Inutile prendersi in giro: Marchisio è poco più che una comparsa. Sì, utilizziamo un termine azzardato: comparsa. Perché essere gratificanti, senza ipocrisie, adesso risulta davvero difficile. Le presenze con la Juve si contano ormai sulle dita di una mano. Quelle in una partita di cartello, meglio non parlarne. Oggi Marchisio è praticamente l’ultima scelta a centrocampo per Allegri, tra infortuni e un’identità da ritrovare.
Allora diciamolo, senza peli sulla lingua. L’ipotesi dell’addio, di cui si vocifera da tempo, potrebbe essere l’opzione migliore per il calciatore classe ’86. Marchisio avrebbe l’opportunità di recuperare una volta per tutte (e senza fretta) in un campionato senza grosse pretese, l’MLS.
È la Juventus che, paradossalmente, potrebbe maggiormente risentire l’addio di Marchisio: bandiera e punto di riferimento per lo spogliatoio, che in estate diventerà orfano anche di Buffon. Seguire la razionalità e meno i sentimenti a volte costa un prezzo. Ma necessario, in fondo, per tutti.
This post was last modified on 15 Gennaio 2018 - 17:33