Juventus vs. Genoa e Juventus vs. Roma sono due partite che hanno qualcosa da narrare. La prima ha visto la rinascita di Dybala, gol, assist e giocate sopraffini, mai leziose.
Come Icaro aveva volato troppo in alto, aveva quasi del tutto sciolte ali di cera e rischiato di cadere. Il mito ci insegna che quando l’umano sfida il divino, il rischio è la morte. Icaro si era permesso di volare laddove solo gli dei possono, ed è stato punito con il precipitare, senza possibilità di rialzarsi.
DYBALA E PEPITO
Dybala ha avuto questa possibilità, la sua caduta è stata attutita da un allenatore in grado di gestire perfettamente uno spogliatoio di campioni; da una società, sempre in sintonia con l’allenatore, che si può permettere anche di lavare i panni sporchi pubblicamente, dimostrando così una forza inattaccabile; da un gruppo costituito da giocatori esperti che hanno il compito di far capire ai giovani e ai nuovi arrivati cosa voglia dire far parte della Juventus.
L’altro protagonista della sfida è Giuseppe Rossi, un Ulisse del calcio. Un Ulisse come eroe romantico, sempre col destino avverso, ma sempre con la forza di rialzarsi dopo ogni infortunio che avrebbe fiaccato chiunque, non lui però che ha dimostrato lampi di classe che sarebbero stati utilissimi per la nostra misera nazionale.
Dybala e Rossi, due che sono precipitati, due che si stanno rialzando, due con storie diverse. Il primo ha sfidato gli dei, tra i quali vi è da annoverare anche Lionel Messi che gli ha fatto ben intendere che è lui il principale protagonista della Selección e nessun altro. Il secondo non ha sfidato nessuno, ha rischiato di essere un tragico eroe romantico dal fato ostile, ma non si è abbattuto, non si è autodistrutto come gli accidiosi Ortis o Werther, anzi ha combattuto. Si è visto ciò in un guizzo di dribbling e tiro che ha fatto rammaricare gli amanti del calcio, facendo affermare, sospirando, “Chissà cosa avrebbe potuto fare?”.
LE SCELTE DI MAX
La sfida con la Roma è un racconto di fatti. Da otto partite la Juventus non subisce gol e così ha ritrovato la solidità che la contraddistingue da sei stagioni, solidità data da una difesa impenetrabile, se non per qualche svarione dovuto a superficialità, perché il centrocampo è un filtro perfetto, grazie soprattutto a un interprete come Matuidi. La Juventus ha dimostrato di essere tambureggiante quando ha deciso di premere sull’acceleratore, la pecca, però, è quella di non aver concretizzato le occasioni evidenti da gol. Altro fatto è la vincente scelta di Allegri (è difficile comprendere chi lo critica ancora) di schierare un centrocampo a tre e Mandzukic, uomo ovunque, uno spartiato assetato di iloti, tenendo fuori quel Dybala che deve ritrovarsi, divenire di nuovo protagonista, senza però avere tutti i riflettori addosso, poiché la Juventus è squadra di campioni, non di un solo campione.
Antonio Melillo
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