Quasi dodici anni fa, si levava alto sul prato di Berlino un uomo di 33 anni, difensore alto quasi quanto una seconda punta di fantasia, con in mano una coppa desiderata da 60 milioni di italiani. Quell’uomo era, ovviamente, il capitano della Nazionale, Fabio Cannavaro. Oggi guardare indietro fa male, soprattutto se ci si immerge poi in un presente buio ed oscuro. Lo sguardo dunque si proietta al futuro, dove c’è ancora il destino degli azzurri da salvare. Di questo (e non solo) ha parlato quest’oggi l’ex capitano capitano dell’Italia.
“Come ci si sente? Ho assaporato l’amarezza il giorno dei sorteggi a Mosca. Io ero presente, ma mi sentivo un pesce fuor d’acqua, nient’altro che un ospite. Per riprendersi bisogna seguire la nostra filosofia, smetterla di dire di seguire i modelli di Francia, Germania ed Inghilterra. Abbiamo la nostra cultura, la nostra tradizione: ripartiamo da qui, ovviamente con nuove regole. Abbiamo toccato il fondo quindi sarà più facile far accettare nuove decisioni. Nel 2006 il nostro calcio era già malato, ma quel successo e la finale del 2012 all’europeo sono riusciti a nasconderlo. Adesso il cambiamento però non è più rinviabile: la gente non aspetta altro. Tutti i giocatori hanno dato il massimo, loro non hanno responsabilità”.
Il difensore ex Juve e Napoli ha anche parlato della corsa scudetto che vede come principali protagoniste le due squadre in cui lui ha giocato. Chi la spunterà? Ecco la risposta di Cannavaro.
“Il Napoli ha le caratteristiche per vincere tutto. Non penso che sia una squadra stanca,quello che è successo tra novembre e dicembre è stato solo un calo legato agli infortuni. La rosa è certamente un po’ corta ma perché due pedine fondamentali si sono infortunate. Se manca Ghoulam è ovvio che tuttala parte sinistra del campo ne risenta. E che ne risentano anche Insigne e Hamsik. Il Napoli ha tutto per vincere lo scudetto: un grande allenatore, ottimi giocatori, un bel gioco. Il primo anno con Capello alla Juventus, nel 2004, eravamo in 14. Eppure alla fine il campionato lo vincemmo noi. La rosa corta non deve essere un alibi, perché è vero che Inter e Juve dispongono di un organico più ampio, ma alla fine giocano quasi sempre gli stessi”.