Abbiamo ancora tutti negli occhi lo straripante inizio di stagione di Paulo Dybala: pur senza segnare aveva già dato dimostrazione nella tournée americana di quest’estate di essere pronto ad un campionato esplosivo. E così è stato: quante volte ci siamo trovati a leggere (e a scrivere!) delle straordinarie prestazioni del nuovo numero 10 bianconero? Sembrava che la magia non ne volesse proprio sapere niente di finire, troppo forte per poter giocare contro soli 11 uomini. Anche se rimaneva in panchina ed entrava nella ripresa Dybala sapeva come tramortire l’avversario.
Poi, come in tutti i sogni, arriva il risveglio. O meglio la realtà. Se le sue doti rimangono assolutamente indiscutibili, è giusto anche dare la corretta proporzione di ciò che abbiamo visto. Il momento di Dybala è stato un momento, così come lo era stato il periodo no di Higuain, in cui latitavano i gol a discapito di un enorme lavoro a livello di disimpegni e creazione di spazi per far inserire i compagni. Dybala segnava a destra e sinistra per poi, dopo i rigori sbagliati con Atalanta e Lazio, dedicarsi con più attenzione al lavoro sporco che non a segnare caterve di gol (che nel frattempo cominciava a mettere dentro proprio Higuain). Adesso però, il dilemma del modulo che sta creando molti dubbi tra i sostenitori bianconeri: prima di tutto se è il caso di virare sul 4-3-3 o se restare sul fidato 4-2-3-1. Dopo di ché capire chi deve restare fuori tra i magnifici sette davanti.
Ognuno ha la sua opinione e nessuno ha la bacchetta magica, di conseguenza è impossibile capire prima se le mosse di Allegri siano giuste o sbagliate. Certo è che la sua assenza fa più clamore rispetto a quelle, ad esempio, di Douglas Costa e Cuadrado. Dybala è il classico giocatore che tutti vorrebbero vedere in campo. Magari anche in difesa, se proprio non c’è spazio davanti, ma mai in panchina. Perché? Perché lui è uno dei migliori al mondo, semplice. Rimane una mera questione di gusti personali capire in quale posizione piazzarsi tra i “top player” mondiali, così come deve rimanere soggettiva la ricerca del paragone. I paragoni sono la bestia più brutta da sconfiggere per i calciatori di qualsiasi livello. Una volta che viene etichettato come “il nuovo – inserire nome del campione -” la carriera trova un’ingombrante ombra da dover dissolvere a tutti i costi. Nessuno vuole essere “il nuovo” quando il mondo chiede di affermare sé stessi.
Allegri deve fare scelte difficili ogni volta che deve schierare la formazione: ci vuole grande personalità per permettersi di tenere fuori ogni volta qualcuno. Il livello dei giocatori della Juventus è molto alto, se dovessero essere schierati tutti contemporaneamente, di sicuro supererebbero gli undici posti disponibili. Negli ultimi tempi tocca a Dybala stare fuori, con ogni probabilità per un tempo breve. Al termine di questo periodo si dovrà capire prima di tutto se il 4-3-3 continuerà ad essere il modulo della Juventus, poi in quale ruolo Dybala potrà essere schierato (punta o esterno) e infine capire chi dovrà lasciargli il posto. Tutto molto semplice? Per niente.
This post was last modified on 23 Dicembre 2017 - 18:09