Spesso a rubare la luce dei riflettori in una squadra è la prima punta, il rapace d’area, quello in grado di trasformare in oro qualsiasi pallone passi all’interno dell’area di rigore avversaria. Mestiere faticoso ma allo stesso tempo gratificante. Tutti parlano di te, perché sei quello che concretamente la palla la mette dentro. Lo sa bene Harry Kane, o Hurricane, travolgente uragano al servizio di Pochettino, attaccante in grado di segnare 111 reti in 158 gare tra campionato e coppe nelle ultime quattro stagioni. Alla fine è lui che viene identificato come uno dei principali artefici della risalita del Tottenham nelle zone alte della Premier, con buona pace di tanti altri che meriterebbero più attenzioni.
Uno di questi, forse il più sottovalutato – insieme a Son (che meriterebbe una trattazione a parte) – è Christian Eriksen. ”The Danish Genius”, per parafrasare una famosa pellicola con Eddie Redmayne. Numero 23 sulle spalle a camuffare degli eccezionali piedi da 10, famosi ai grandi intenditori di calcio che già ad Amsterdam li ammiravano volteggiare sui prati dell’Eredivisie. Christian, che la numero 10 della sua nazionale la indossa già da un po’, è il fulcro della manovra offensiva della sua squadra, il faro che illumina il 4-2-3-1 di Pochettino.
Lui illumina le linee di passaggio, trova spiragli, fluidifica la manovra. Fantasista vero, old style, con la licenza di scorrazzare liberamente anche nell’area avversaria per segnare qualche gol. Eccezionale tiratore di calci piazzati, Allegri dovrà fare ben attenzione ad istruire i suoi a non concedere al Tottenham punizioni da mattonelle roventi. Ottimo tiro da fuori, è in grado di trovare la soluzione anche dalla lunghissima distanza. Quest’anno già quattro reti e quattro assist in sedici presenze, il che va a confermare quanto detto prima sulla capacità di vedere la porta e di saper servire i propri compagni. Dato importante: con la Danimarca è andato in gol in nove delle dodici partite di qualificazione al Mondiale. Totale: 11 reti in 12 presenze. Trascinatore puro.
In fin dei conti non è importante indossare la maglia per essere un vero numero 10, ed Eriksen ne è l’esempio concreto. Mai eccessivo, ma mai banale. Punto di riferimento per i compagni che si affidano alle sue giocate per poter aggredire l’avversario. Colui che smista il gioco senza mai stancarsi. Arginare Kane non dovrà essere l’unica preoccupazione di Allegri, che, se vorrà dormire sonni tranquilli, farà sicuramente bene a trovare una via per annullare l’estro del genio danese.
Vincenzo Marotta