Alvaro Morata, ex attaccante della Juventus, ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport per parlare delle sue ultime esperienze e per ricordare i bei momenti trascorsi a Torino.
“C’è stata una serie di situazioni favorevoli. La prima l’allenatore: conoscevo Conte e non ho avuto problemi a ritrovarmi nelle sue idee di calcio. La seconda l’ambiente: sono stato accolto benissimo dai compagni. La presenza di un’enclave spagnola, con Azpilicueta, Alonso, Fabregas e Pedro, ha reso più semplici le cose. La terza è mia moglie Alice Campello: mi ha seguito a Londra”.
“Mi ha dato la compagna della vita, Alice, veneziana, figlia di una città meravigliosa. Mi ha permesso di vivere un’esperienza fondamentale: le due stagioni alla Juve sono state fantastiche. Il marchio di fabbrica della Juve: Una mentalità vincente e una grande professionalità. Sono arrivato che ero un ragazzo, sono andato via che ero un giocatore vero. L’Italia per uno spagnolo è il Paese migliore per viverci. Avete tutto: bellezza, storia, arte, cucina, moda. Non sarei mai andato via dall’Italia e dalla Juve”.
“Sono tornato al Real perché c’erano accordi contrattuali da rispettare. La delusione è stata enorme: mi sono ritrovato al punto di partenza. Mi hanno trattato come il ragazzo che ero prima delle due stagioni italiane”.
“L’Italia mi manca molto. Mia moglie vorrebbe vivere in Spagna, io in Italia. Anche qui, potremo trovare un compromesso. A Londra sto bene. Vivo in centro, in zona Chelsea. Di Londra mi affascinano la multietnicità, la convivenza di culture e religioni, ma non ci vivrei a lungo. Troppa grandezza, troppo stress, troppa metropoli”.
This post was last modified on 30 Ottobre 2017 - 09:40