Non chiamatelo portafortuna: quel ruolo era di Bakaye Traoré

In questa stagione capita spesso di sentir dire che con Rugani in campo la Juventus non perde. Anzi: Rugani in campo quest’anno ha conosciuto solo la gioia della vittoria al triplice fischio dell’arbitro. Nelle partite in cui i bianconeri sono usciti senza i tre punti in campo, Daniele si trovava in panchina o, peggio, in tribuna. Da qui la sensazione e le coincidenze che si moltiplicano, ogni partita la stessa storia. Ed anche oggi non si sfugge al verdetto: Rugani in campo, tre punti a San Siro.

L’ex Empoli è un ottimo difensore e tutti sono stati felici al momento dell’acquisto, così come sono stati concordi nel disappunto che nasceva quando Allegri lo relegava (spesso e volentieri) in panchina. Certo quando ti trovi Bonucci, Barzagli e Chiellini davanti, la vita è dura. Ancora di più se viene acquistato pure Benatia. Quest’anno le cose però, cominciano ad essere diverse: via Bonucci, Barzagli più vicino ai 40 che ai 30, Benatia imperfetto in molte occasioni, De Sciglio infortunato. Il soldato Rugani entra in gioco e si fa valere; dato il suo ruolo non esce mai tra gli applausi, ma tutti apprezzano il suo modo di difendere: pulito, corretto e deciso. Il carattere, un po’ una sua pecca negli ultimi anni (che lo aveva limitato molto durante l’Europeo under 21) sta diventando la sua arma vincente: sempre più deciso quando c’è da essere duri.

Spesso si fa trovare in area di rigore per provare a metterla dentro, a volte ci riesce. Come contro l’Udinese, quando dopo un primo tempo giocato molto male e due gol subiti sulla coscienza, si rimette in piedi e rialza la squadra con un gol e un assist. Oggi è stato decisivo in molte occasioni: un primo tempo in cui chiude magistralmente la porta con una scivolata mostruosa ed un’altra occasione in cui ci mette il corpo quando Gigi era ormai battuto. Nel secondo tempo Rugani gioca con la sicurezza dei grandi difensori, quelli che sanno cosa fare e quando farlo.

Definirlo portafortuna quindi è molto riduttivo: in quel ruolo Max Allegri aveva avuto al Milan Bakaye Traoré, meteora per niente indimenticabile. Il mister ammise di inserirlo spesso negli ultimi minuti “perché dice porta bene”. Il suo influsso benefico si scatenò quando baciò in testa Mexes nell’intervallo di Siena-Milan: ricordate cosa successe dopo? Gol di Mexes e Milan qualificato ai preliminari di Champions. Da qui il titolo di “talismano”. In campo però, l’apporto del buon Traoré fu nullo.

Fare un paragone con Rugani è assolutamente deleterio. Quindi, facciamoci un favore: non chiamatelo portafortuna. Chiamatelo Daniele Rugani.

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