La Juventus dice NO al razzismo. Un NO secco, senza mezzi termini, senza attenuanti, giustificazioni. Certi atteggiamenti vanno emarginati e puniti, altrimenti si corre il rischio di far tornare nella normalità ciò che di usuale ha ben poco. La lotta all’antisemitismo deve diventare un movimento culturale, la lontananza da quei giorni bui non può desensibilizzare la gente. Le tragedie della Shaoah devono essere ricordate periodicamente, e per far ciò un ruolo di primaria importanza è rivestito dai mezzi d’informazione, dai personaggi pubblici e dalle società.
LA JUVENTUS DICE NO AL RAZZISMO
Negli ultimi giorni, dopo i fattacci di cui i tifosi laziali sono colpevoli, si è molto trattato di razzismo e, nello specifico, di antisemitismo. La Lazio si è subito discostata dagli atti violenti dei propri tifosi, che avevano offeso la memoria di Anne Frank. Lotito, Wallace e Felipe Anderson hanno così donato una corona di fiori alla sinagoga di Roma.
Anche la Juventus aderisce all’iniziativa promossa dalla FIGC, d’intesa con il Ministro per lo Sport e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, di rispettare un minuto di silenzio – anzi, di riflessione – prima del match di stasera per commemorare il genocidio della Shoah. Mentre i giocatori di Juventus e Spal si raccoglieranno in silenzio al centro del campo, Matteo Corradini, curatore della versione italiana de “Il diario di Anne Frank”, leggerà un brano tratto dal libro.
“Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto. Odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini. Eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità”.
La posizione della Juventus è netta: mai più dovrà verificarsi un dramma del genere. Per far ciò, però, è prima necessario educare la gente, soprattutto i bambini.