Il calcio italiano ha vissuto in questa settimana l’ennesimo episodio vergognoso causato da alcuni pseudo tifosi. Per i pochi che si fossero persi quanto accaduto, ecco un breve riepilogo: lunedì, tra gli spalti dell’Olimpico, sono stati trovati degli adesivi con la foto di Anna Frank in versione “nemica romanista”, attaccati precedentemente dagli ultras della Lazio, notoriamente molto vicini all’estrema destra. La FIGC ha preso quindi la sua decisione.
ANNA FRANK E IL DIARIO INCRIMINATO
La condanna ai colpevoli è stata (quasi) unanime, tant’è che la Federcalcio ha immediatamente predisposto la lettura di una pagina del famoso diario all’inizio di questo turno infrasettimanale e il relativo minuto di silenzio per commemorare le vittime dell’Olocausto.
Ma eccoci al dunque. Cos’è successo questa sera? La condanna non è stata forse del tutto unanime. Tra le curve delle varie squadre si è alzato un velo di polemica.
Anche all’Allianz Stadium, prima del fischio d’inizio di Juventus-Spal, la Curva Sud bianconera si è resa protagonista negativa di un episodio che rischia di dare ancora luce alla vergogna: alcuni gruppi di ultrà hanno fischiato e cantato l’inno di Mameli per disturbare il minuto di raccoglimento, quasi a rivelare un endorsement per i colleghi laziali. Per fortuna i pochi “ignoranti” sono stati prontamente azzittiti da chi invece aveva voglia di risentire quelle pagine raccapriccianti scritte da una bambina che ha visto la morte in faccia.
La potenza del calcio consente di veicolare messaggi, che a volte però finisce per dare luce a chi di luce non ne merita. E allora ecco che si sente parlare più di Anna Frank con la maglia della Roma che non di chi continua a condannare questi atti vergognosi, che non di chi ha provato sulla propria pelle fatti inumani. Perché la Storia insegna, e ci ha insegnato che con il fuoco non si gioca e che quando bisogna condannare queste vergogne si è tutti tifosi della stessa squadra.