Il ritmo. Snervante. E gli episodi che si succedevano, lasciando la Juve in balia di sé, bagnando il campo di cattivi presagi e di una pioggia incessante che evocherà per sempre brutti ricordi.
Il ritmo. Snervante. I flash di una partita persa, ripresa, poi ancora persa e infine portentosamente annichilita. E i significati che si porta dietro, quasi importanti quanto i volti: Dybala si tira il sorriso, ma a fine partita è lì con tutti a celebrare una notte che dovrà necessariamente restare alla storia di questa stagione.
Anche solo come ‘reminder’ che sì, non c’è proprio niente d’impossibile.
Non c’è niente d’impossibile a patto che si abbiano gli strumenti. Così, in ordine sparso: una discreta tecnica e una caparbietà da far invidia. E poi ci vuole fortuna: la Juve s’è scontrata con karma, divinità egizie e pure un paio di quelli che di fama si conoscono abbastanza (chiedete pure a Mandzukic), ma alla fine quel pizzico di buona sorte è arrivato e s’è fatto inglobare nel posticipo dei sogni bianconeri. E degli incubi di chi sta avanti.
L’autogol, la deviazione sul colpo di Rugani e pure il primo di Khedira: il calcio è meraviglioso perché gli episodi non ti permettono una pausa dalle regole certamente incerte della vita. Hai bisogno di fortuna per chiudere i conti con la stessa. Ma non c’è niente d’impossibile a patto che si abbiano gli uomini giusti, soprattutto. A patto che una reazione non sia immediata, ma sia scontata. A patto che quando venga a mancare anche l’uomo più rappresentativo dello spirito combattivo, lo si sostituisca con dieci milionari votati al sacrificio.
I problemi in difesa sono palesi, lampanti. Preoccupa la staticità ancor più dei singoli episodi: quelli son diversi, volta dopo volta sanno colpire in mille modi diversi e puoi appellarti solo al cielo. Preoccupano anche le gentili – spesso pungenti – concessioni dei centrali: ma non per questo la Juventus resta da buttare. Non per questo la stagione finirà per essere normale transizione.
E non c’entra la tecnica individuale, non c’entrano nemmeno i milioni spesi sul mercato. C’entra l’esser dentro al progetto, non avere alcuna intenzione di tornare a casa a mani vuote. L’essersi caricato di parole, frasi, opinioni assurde. E l’essersi tolti un peso, stasera, di cui si sentiva francamente la portata.
Ecco: viva un po’ il banalmente corretto. Però quant’è vero dire che la Juve debba razionalmente ripartire da qua? L’ha fatto Allegri, tremendo spettacolo d’adrenalina, eliminatore professionista di sassolini nelle scarpe. Che spesso scavalca il muro di chi non vuol capire, andando muso a muso per ripetere al mondo intero che sei scudetti non si vincono schioccando le dita, ma giocando incrociandole.
Non sottovalutate questi uomini, son quelli che han scritto la storia. Che hanno ancora voglia di aggiungere pagine. E sorrisi.
Cristiano Corbo