Nel famoso trattato “L’arte della guerra”, si espone come un valoroso comandante conduce la sua armata alla vittoria nel miglior modo possibile, ovvero quello indolore: studiare bene gli avversari, metterli nelle peggiori condizioni, analizzare il terreno della battaglia, il soffio del vento, il morale della truppa. Sapere quanta forza si ha a disposizione e quando è il momento migliore per rilasciarla. In quei tempi non esistevano i social, né tanto meno dei tifosi delle armate (al massimo si sperava di non morire o di non subire il governo di un tiranno, molto peggio di una sconfitta in campionato). Se fossero esistiti, con relative dirette degli incontri e telecronache da bordo campo delle tattiche, conferenze stampa post battaglia (ammesso che esistano superstiti), si sarebbero scatenate comunque proteste e commenti di chi, dall’alto della sua inarrivabile saggezza, può dichiarare che fa tutto schifo e bisogna cambiare tutto.
Nel calcio è il caso dell’allenatore, glorificato dopo qualche risultato buono, crocifisso dopo un pareggio e una sconfitta. Ci sono molti illuminati, presenti in tutto il globo, in grado di illuminare con la loro estrema conoscenza le basi per poter fare decisamente meglio: dall’alto della loro esperienza pluridecennale di smoccolatori al bar (assieme ad altri illuminati perché in gruppo la luminosità è più elevata) essi sono capaci di sentenziare cosa sia meglio per la loro squadra. Negli ultimi tempi capita sempre più spesso di leggere ed ascoltare commenti del calibro di “Allegri vattene subito”, motivando in maniera pressoché dettagliata e precisa quali siano le ragioni per cui un signore che guadagna quasi otto milioni all’anno dovrebbe rinunciare al suo lavoro per far posto ad un altro. C’è però un problema: nel 99% dei casi questo “qualcun’altro” non viene menzionato. Forse una dimenticanza, forse c’è la necessità di approfondire la questione. Sta di fatto che questo fantomatico sostituto, capace di mille meraviglie di cui i posteri narreranno fino alla fine dei tempi, rimane ignoto.
Nel caso di squadre di metà classifica trovare il sostituto è una cosa tutto sommato non difficile: uno sguardo alla lista degli svincolati, trovare un nome che possa essere congeniale e proporre un contratto. Come comprare qualcosa in un sito internet: contatti il venditore, fai un accordo e ti porti a casa l’affare. Quando però a trovarsi in questa situazione è una squadra che negli ultimi sei anni ha vinto lo scudetto, più svariate coppe (rigorosamente italiane, mai una gioia europea), la situazione diventa leggermente un po’ più complicata. Se un allenatore si trova tra gli svincolati, ci sono due motivi: o non ha alcuna intenzione di allenare, oppure non è un buon allenatore. Almeno, non abbastanza da prendersi la responsabilità di guidare i campioni in carica. Si dice però che chi cerca trova: vediamo un po’ chi c’è di appetibile tra gli allenatori svincolati.
Il primo nome che viene fuori è prepotente e arrembante: Frank de Boer, quattro volte campione d’Olanda con l’Ajax prima di affossarsi con l’Inter. La sua ultima esperienza con il Crystal Palace è stata un disastro: quattro partite di campionato e quattro sconfitte, senza neanche segnare un gol. Se fino allo scorso anno poteva essere considerato un emergente di successo, adesso ci si deve pensare due volte prima di affidargli la panca. Stesso discorso vale per Paulo Sousa: girovaga nel mondo prima di emergere definitivamente con l’ottimo Basilea, trova in Firenze la città del Rinascimento… e il vuoto. Un nome altrettanto esotico potrebbe essere quello di Alan Pardew: un’idea di calcio offensiva e gustabilissima all’occhio degli amanti della Premier League. Peccato che in tanti anni non si sia portato a casa nient’altro che una Coppa di Lega con il Southampton. Tra gli svincolati possiamo trovare anche Bruno Labbadia, mister del peggior Stoccarda (Macheda e Molinaro in rosa) e Amburgo della storia; “l’erede” di Ferguson David Moyes (silurato dopo la retrocessione del Sunderland e mai ripresosi dopo l’Old Trafford); Aitor Karanka, ricordato più come giocatore che come allenatore (anche lui silurato dal pessimo Middlesborough dello scorso anno) e molti altri nomi pittoreschi. Ma sicuramente ci sono nomi più degni di nota.
Il terzo nome che viene fuori da questa lista è sicuramente il più interessante, ovvero Thomas Tuchel: il tedesco ha ereditato il Dortmund da Klopp, portando la squadra ad un gioco davvero offensivo e pericoloso. Una media di quasi due punti a partita significa essere davvero in forma. Come mai è rimasto appiedato? La squadra doveva essere una rivale più accreditata del Bayern Monaco, ma di fatto è rimasta lontana dai bavaresi, prendendo 10 punti di distanza nel primo anno e ben 18 nel secondo, lasciando la seconda piazza della classifica all’arrembante Lipsia. Era la fase difensiva a non convincere la dirigenza, la quale ha pensato di anticipare la rescissione del contratto per poi affidare la squadra a Bosz. Altro nome sicuramente interessante è quello di Luis Enrique: bollato come bollito a Roma, si è preso il “deludente” Barcellona del Tata Martino e lo ha portato al triplete. A giugno ha deciso di dire basta, dichiarando persino: “Potrei cambiare sport”. Quest’anno l’asturiano pensa più alla bicicletta che al calcio, le montagne e le condizioni dure sono il suo pane quotidiano. Puntualmente viene accostato alla squadra in difficoltà di turno, puntualmente la voce si sgonfia: la verità si saprà solo dopo i Mondiali. Altro nome da non sottovalutare è Laurent Blanc: l’ex c.t della nazionale francese ha una media in carriera di 2,15 punti a partita. Il suo PSG in Francia vinceva tutto, non era male neppure quando allenava il Bordeaux. Con la Francia avrebbe potuto fare meglio nell’Europeo del 2012 (due sconfitte, un pareggio e una vittoria contro la non irresistibile Ucraina). Dal 2016 è fermo ai box: pare che gli Stati Uniti pensino a lui per riportare in alto il soccer americano, decaduto sotto i colpi della piccola Panama. Staremo a vedere.
Quando si parla di allenatori e di esoneri, in Italia escono fuori i soliti nomi, famosi soprattutto per essere passati dal mietitrebbia Palermo. Sono quelli che, in un modo o in un altro, saltano sempre fuori: sono pronti a saltare sulla prima panca disponibile, aspettano solo che il telefono squilli. Andare a descrivere ogni allenatore nel dettaglio occuperebbe troppo tempo e spazio, di conseguenza andiamo con una lista, più o meno sommaria, di chi ad oggi è libero e pronto a subentrare a (quasi!) chiunque: Colantuono, Iachini, Ballardini, Zenga, Mimmo Di Carlo, De Canio, Serse Cosmi, Bepi Pillon, Galeone, Nedo Sonetti, Bortolo Mutti, Drago (non Ivan)… continuo?
Incredibile ma vero: dopo la stagione col Watford, pure Walter Mazzarri è svincolato. Fa strano sapere che non lo si può trovare alla fine delle partite, non sentire la sua voce, né vedere il suo celebre 3-5-2. Per fortuna però, nelle ultime ore si parla di lui come possibile candidato ad Everton, Leicester e Cagliari. Molto, ma molto più strano, è non vedere più Francesco Guidolin: già il suo addio all’Italia era stato un piccolo dispiacere per chi da anni era abituato a vederlo nei post partita, ma sapere addirittura che non ha più una squadra… questa è davvero un’ingiustizia. Qualcuno dia una squadra a questo brav’uomo!
Uno sguardo tra gli ex bianconeri non può far male: rimembrare il passato spesso può essere fonte di dolci ricordi, quelli in cui può piacere affondare con serenità. Questo è il caso di Mauro German Camoranesi, l’e(s)terno destro per eccellenza della Juventus: dopo il suo ritiro dal calcio giocato si è dilettato in qualche esperienza da allenatore tra Messico e Argentina, con risultati piuttosto deludenti. Un suo approdo alla Juventus è assolutamente da scartare. Un altro nome da scartare è quello del buon vecchio Zaccheroni: dopo la magica avventura con il Giappone e la non molto magica esperienza da commentatore in Rai, Zac ha annunciato di aver accettato il posto di c.t degli Emirati Arabi Uniti. Chissà se sarà possibile rivederlo ad un mondiale nei prossimi anni. Un altro nome che può scaldare i cuori è Ciro Ferrara: indimenticabile il suo posto in difesa con Montero al fianco, dimenticabilissimi i suoi mesi nel 2009 sulla panca bianconera. L’ultimo arrivato tra gli svincolati è Carlo Ancelotti: dopo il tragico biennio 99-2001, Carletto ha conseguito una carriera piena di successi. Sgarbatamente silurato dal Bayern Monaco poche settimane fa, si godrà la vita tra Emilia e Canada finché non deciderà di rientrare in gioco. Di certo adesso non pensa a nessuna squadra. Tra gli ex ancora in circolazione è dura trovarne altri. Se proprio si vuole forzare la mano, c’è un Gigi Maifredi che ha allenato il 28 settembre 2013 il Brescia nella partita a Latina, perdendo 2-0. Dopo di che il vuoto.
Ora che avete le idee più chiare, se siete arrivati fino a qui potete rispondere: siete ancora favorevoli a silurare Allegri?
This post was last modified on 17 Ottobre 2017 - 20:21