Giganteggia, Sergej. Spesso e volentieri, in tanti momenti della partita, come piace ai tifosi e come piace – soprattutto – ad Inzaghi. Che ci ha creduto, che lo ha svezzato, che ha messo la Lazio sulle sue possenti spalle e lo ha protetto e coccolato quando coloro che mettevano zizzania già lo inscatolavano in quei cartoni rovinati con su scritto “bidoni”. E domani pomeriggio è già – almeno un po’ – la sua partita: la Juventus, quelli forti, li vuol tutti per sé. Si chiama ingordigia da squadra costruita per vincere, non presunzione. E Milinkovic-Savic vuole continuare a stupire, magari proprio davanti al pubblico dell’Allianz Stadium, curioso di avere a che fare da vicino con la sua potenza.
Già, perché Dybala – alla Juventus – questa maglia l’ha lasciata senza padrone. E Milinkovic, a Roma, ha scelto di portare proprio questo numero un po’ magico. Perché di Zidane, perché di Pirlo, perché di Paulino. Ma onorato con caratteristiche abbastanza diverse. Già, perché Milinkovic fa del suo fisico imponente (192 cm per 76 kg) l’arma principale a sua disposizione. Arriva con il petto dove gli altri tentano di arrivare con la testa. Esplosivo, sicuro di sé, fiero della mole che Madre Natura gli ha donato: a Formello (e non solo) già impazza il neologismo “Milinkocrazia“, perché questo ragazzone sembra proprio voler comandare ovunque si trovi ad agire.
E poi quei tocchi di suola. Sbarazzino come il primo Pogba, delicato come un ’10’ puro, elegante come un regista in fase di uscita. Con la suola fa letteralmente ciò che vuole, scherzando con gli avversari che – guardandolo in faccia – ci pensano due volte prima di fargli notare che il loro parere è leggermente diverso.
Milinkovic-Savic è arrivato in Italia dopo una lunga diatriba tra Lazio e Fiorentina e, proprio ai viola, ha segnato il suo primo gol in Serie A. Ma è un mediano? Lo mettiamo davanti alla difesa a fare il ‘volante’? Lo facciamo inserire come la mezzala moderna deve fare? Interrogativi amletici, anche leciti se vogliamo: i primi mesi nel belpaese sono stati tutt’altro che chiari circa questo giovanotto, giunto come un Carneade all’aeroporto di Fiumicino.
Ma Simone Inzaghi, dopo una vita intera trascorsa ad essere “l’altro Inzaghi”, ha avuto la sua rivincita. In realtà una delle tante, se guardiamo i giocatori rinati: Keita meno testa calda e più responsabile, Immobile goleador come ai tempi di Zeman, e poi questo Milinkovic che, un po’ da interno e un po’ da finto trequartista, ha sorpreso quasi tutti durante la passata stagione. Tutti meno che Inzaghi, appunto, perché lui lo ha fatto esprimere al meglio: più cross per la sua testa, più recuperi in scivolata grazie alle sue lunghe leve, più spazio al limite dell’area per provare a calciare. Insomma, un tuttocampista a tempo pieno, come il calcio attuale impone.
Il nome della Signora risuona da tempo, ormai, nella testa del serbo, a cui non dispiacerebbe un futuro a tinte bianconere (e come potrebbe essere altrimenti…). E la Juve, in serbo, potrebbe avere davvero tanti soldi: si parla addirittura di 80 milioni, ma ogni ragionamento sulle cifre sarà rimandato alla prossima estate. Di sicuro, Lotito è un osso duro e i suoi gioielli vuol trattarli come tali.
Milinkovic potrebbe essere un jolly tatticamente e tecnicamente preziosissimo per la Juventus, oltre al fatto che andrebbe ad aggiungere quello strapotere fisico un po’ perso dopo l’addio di Pogba e solo in parte ritrovato grazie all’innesto di Blaise Matuidi.
Domani pomeriggio, come il teatro elisabettiano impone, i 22 attori saranno schierati sul campo da gioco, ma toccherà a lui avanzare (e non entrare) in scena, per iniziare a familiarizzare con quello che potrebbe presto diventare il suo nuovo giardino di gioco.
This post was last modified on 13 Ottobre 2017 - 19:18