Sono le due di pomeriggio circa e mi trovo in un centro commerciale a Vinovo. Si chiama “Mondojuve” ma di Juve in realtà c’è poco o niente. Sono a piedi, per arrivare al campo servirà qualche minuto al massimo. Penso: “Parto adesso così non trovo tanto casino”. Sbagliato: quando arrivo c’è già il pienone. Possibile? A quanto pare sì: c’è una musica assordante al campo Ale & Ricky che accompagna l’arrivo di centinaia di curiosi arrivati a vedere il debutto della Juventus Women in campionato. La tribuna può ospitare 400 persone, tanti posti però sono riservati, soprattutto quelli in prima fila. Per questo motivo tantissimi sono a guardare dal muretto che divide il terreno di gioco dagli spalti, rendendo difficile capire quante persone effettivamente si trovano a vedere il match con la Res Roma. L’impressione che ho è che non sono in molti a conoscere le squadre: alcuni conoscono le bianconere, quasi nessuno le avversarie. Per adesso parlano i numeri: entrambe vengono da una vittoria per 3-0, la Juve contro l’Atalanta Mozzanica e la Res Roma contro la Fimauto Valpolicella. Si respira un’atmosfera di festa, dove il risultato non conta poi così tanto alla fine. C’è tanta voglia di essere lì a godersi lo spettacolo, oltre che a tifare per le padrone di casa.
Della partita si può parlare, ma non c’è molto da dire: le ragazze allenate da mister Guarino sono decisamente più forti delle loro avversarie. Il risultato parla chiaro, ma sarebbe potuto essere più esagerato, viste le occasioni mancate e le parate del portiere; prestazione ottima ma non perfetta. Lo dice anche il mister a fine partita: può sembrare facile da fuori vedere una squadra che fa quasi tutto quello che vuole, ma c’è tanta disponibilità delle ragazze, tanto lavoro e tanto da migliorare. I gol arrivano quasi tutti nella ripresa, la gente esulta in modo pacato ma gioioso: nessun urlo becero, nessun calcio, nessun eccesso. Il pubblico è formato da tanti bambini, tante mamme e papà, qualche nonno. Non c’è la sensazione di Serie A, di Juventus, ma più una partitella provinciale di quelle, appunto, con mamme e papà a tifare i propri figli. Non ci sono tessere del tifoso, tornelli, controlli, settori, steward. C’è solo una partita da guardare.
Il mio dovere di giornalista impone nel post partita di recarmi nella zona intervista, dove ai microfoni (o meglio ai telefoni) viene ricevuta Rita Guarino. Nel frattempo alcune ragazze escono dagli spogliatoi: vedo Katie Zelem uscire con i capelli tutti bagnati, penso ad una mia ex che impazziva quando vedeva le increspature. Vedo Vanessa Panzeri prendersi cura di un bambino e chiedergli con voce giocosa “dov’è il tuo papà?”. Vedo Katie Rood che mi guarda molto timidamente; io in modo abbastanza sfacciato la saluto come se niente fosse, lei ancora più imbarazzata ricambia e se ne va. Esco in strada e trovo Lisa Boattin che parla con delle amiche, Sara Gama che firma uno striscione, Benedetta Glionna “preda” dei complimenti dei familiari per la gran partita fatta (7,5 il voto del sottoscritto sia con il Mozzanica che con la Res Roma). Penso al momento in cui finisce la partita: le giocatrici raggiungono i familiari al muretto e si concedono alle foto. Simona Sodini prende il suo pupetto in campo e lo porta via con sé, Laura Giuliani va a salutare il pubblico senza voce. Tutte cose che “tra i maschi” non potrebbero accadere.
E niente, trovo tutta questa semplicità davvero fantastica.
This post was last modified on 8 Ottobre 2017 - 19:20