Con il gol realizzato ieri sera, Giorgio Chiellini ha raggiunto quota 8 reti con la maglia della Nazionale italiana. Vale a dire una in meno di Francesco Totti, uno dei talenti più cristallini del dopoguerra. Ovviamente non siamo qui a paragonare i due calciatori, né tantomeno il peso dei loro gol, soprattutto se rapportati alle presenze: si tratta di un espediente per entrare in difesa del difensore bianconero, troppo spesso etichettato – ingiustamente – soltanto come falloso, brutto da vedere e, senza troppi peli sulla lingua, scarpone.
SEMPRE AL POSTO GIUSTO
Anche ieri sera, Giorgione ha dimostrato (ammesso che ce ne fosse di bisogno…) il perché di così tanti anni di presenze nella formazione titolare di Italia e Juventus: errore di Bonucci in disimpegno, occasione da gol per la Macedonia ed ecco Chiellini che ci mette una pezza. Un difensore vecchia maniera, che fa del tempo d’intervento e della grinta le proprie armi migliori. Non elegante come Barzagli, non capace di impostare come Bonucci, ma raramente al di sotto della sufficienza e praticamente sempre affidabile.
I GIUDIZI DI CHI NON GUARDA
Chiellini è uno scarpone perché non ha un piede educato. Chiellini è uno scarpone perché con un lancio non manda in porta Higuain o Belotti. E tanto, troppo altro. Senza dare uno sguardo nel profondo alle partite da lui disputate e, soprattutto, da quelle in cui lui non c’è.
Chiedere alla difesa della Juventus per conferme. Quando Chiellini manca, lì dietro si balla alla grande. E la stessa BBC ha funzionato, per anni, proprio grazie alla sua incredibile complementarietà, quasi introvabile in un altro assetto difensivo.
IN GIORGIO WE TRUST
E come potrebbe essere altrimenti? È il difensore più “longevo” della Juventus, vice-capitano bianconero e con la juventinità cucita in ogni ruga del corpo. Ma, soprattutto, bisogna dare a Cesare quel che a Cesare realmente appartiene: limitandoci al ruolo di difensore puro, Chiellini ha ben pochi eguali. E il resto è soltanto un insieme di inutili congetture.