La prima volta non si scorda mai, ma l’emozione di alzare una Coppa con il proprio figlio non ha eguali. CR7 si è lasciato andare, buttando fuori tutte le emozioni rimaste nel cassetto postCardiff in una lunga intervista a The Player’s Tribune.
Dal campetto dell’Andorinha al Galles, passando per Manchester e Madrid. Una carriera costellata di successi, premi e soddisfazioni. Per essere i migliori al mondo, però, ci sono tanti sacrifici da fare, passo dopo passo lungo tutto il cammino.
LE DICHIARAZIONI
“Il calcio mi ha dato tutto ma mi ha anche allontanato da casa quando non ero pronto, avevo solo 11 anni quando sono andato allo Sporting Lisbona. Io sapevo di avere qualcosa in più degli altri, ma ero molto magro, non avevo muscoli. Così a 11 anni presi la decisione di lavorare molto più duramente, volevo diventare il migliore al mondo. Iniziai a sognare in grande, la Nazionale e il Manchester United. Quando ce l’ho fatta è stato uno dei momenti di massimo orgoglio.
A Cardiff abbiamo fatto la storia, sapevo di aver mandato un messaggio al mondo. Poi è entrato mio figlio a festeggiare in campo e l’emozione cambiò all’istante. Abbiamo alzato il trofeo insieme prima di fare il giro di campo mano nella mano. E’ stata una gioia che non avevo mai provato prima, forse solo la prima volta che mia madre venne a vedermi giocare a Madeira”.