Secondo quanto riportato dalla sentenza del processo Alto Piemonte, la società bianconera sarebbe stata ricattata da una parte dei suoi tifosi, a loro volta controllati da criminalità: sic standibus rebus, la Juventus sarebbe parte lesa.
La Juventus, per anni, non sapeva di trattare con mafiosi e cedere loro i biglietti che finivano nel bagarinaggio ma, secondo le motivazioni di suddetta sentenza, almeno dal 2006 subisce veri e propri ricatti dai tifosi, che poi rivendevano i biglietti a prezzi maggiorati e consegnavano una parte dei ricavi ai boss della ‘ndrangheta in Piemonte.
I DIRIGENTI ERANO “INCONSAPEVOLI”
Lo stesso Andrea Agnelli, durante l’audizione in commissione antimafia, aveva riconosciuto che esiste “il tifoso ultras bagarino che subisce infiltrazioni da parte della criminalità organizzata o che addirittura ne fa parte, ma mai nessuno ha avuto il dubbio, prima dell’indagine torinese, che lo stesso potesse essere qualcosa di diverso da un semplice ultras“.
Anche per il gup di Torino “Dominello (l’ultrà condannato, ndr) ha gestito le dotazioni di biglietti riservate dalla Juve alle frange più facinorose dei propri tifosi, nelle quali la ‘ndrangheta è risultata essersi inserita acquisendone di fatto il controllo“. E a dirlo non sono soltanto i dirigenti juventini (inconsapevoli di trattare con mafiosi), ma anche alcuni pentiti che raccontano come i ricavi finissero nelle tasche di alcuni storici boss della ‘ndrangheta a Torino.