Leggendo i tre finalisti per il premio di miglior allenatore dell’anno, viene in mente un pensiero prima di ogni altro: Zidane, Conte e Allegri hanno in comune una permanenza corposa e zeppa di soddisfazioni alla Juventus. Un filo rosso (anzi, bianconero) che si è sciolto dalla sua matassa nel 1991 con l’innesto di Conte e che, grazie all’attuale impiego di Allegri, prosegue ancora indisturbato il suo cammino.
IL PRIMO 21
Di una lunga serie. Perché il calciatore che, prima di ogni altro, ha reso questa maglia bianconera magica è stato sicuramente Zinedine Zidane. L’asso francese, dal 1996 al 2001, ha decisamente incantato la platea, con gol (quello alla Reggina) e numeri d’alta scuola. Zizou è rimasto sempre legato al mondo bianconero, com’è capitato praticamente a tutti: non ha dimenticato di ricordarlo nemmeno alla vigilia della finale di Cardiff.
CAPITANO E CONDOTTIERO
Nel 1991, quando Antonio Conte venne prelevato dal Lecce, iniziava una delle più belle storie d’amore della storia recente della Juventus. In 13 stagioni con la Juventus, ha collezionato 418 presenze e 43 gol, vincendo 5 scudetti, 1 Coppa Italia, 4 Supercoppe italiane, 1 Coppa UEFA, 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa Intercontinentale. Inoltre, Conte è stato scelto direttamente da Andrea Agnelli per tirar su la Juventus dalle sabbie mobili post-Calciopoli. Risultato? 3 scudetti e 2 Supercoppe italiane. Una parola sola: vincente.
LA CALMA AL POTERE
Meno carismatico di Conte, ma malato per la tattica. Il suo compito, volendo, era anche il più difficile: abituare i tifosi (e i giocatori) ad un nuovo calcio, ad un nuovo ciclo, dopo gli anni emozionanti con Conte. Dopo i mugugni iniziali, ha risposto alla grandissima sul campo: 3 scudetti consecutivi, 3 Coppe Italia consecutive e 1 Supercoppa Italiana, oltre a 2 finali di Champions perse contro le superpotenze spagnole Barcellona e Real Madrid. Come si dice Max? Ah, ad maiora!