Limitatamente all’eventuale coinvolgimento del presidente Andrea Agnelli con la criminalità organizzata circa la vendita di alcuni biglietti per lo Stadium, è intervenuto il deputato pd e membro della commissione antimafia Stefano Esposito, in esclusiva per SpazioJ.it. Ecco l’intervista completa.
“LA JUVENTUS NON DEV’ESSERE UN SOGGETTO SCOMODO”
“Il presidente Agnelli è stato sottoposto a questo procedimento in quanto la Juventus avrebbe venduto – e questo è un dato accertato – fuori dai canali di vendita autorizzati biglietti a gruppi di tifosi. Questo tipo di reato dovrebbe portare ad una sanzione di tipo economica. Agnelli viene indagato in quanto presidente della Juventus, quindi la responsabilità oggettiva è quella che viene contestata al presidente Agnelli. Non è stato Agnelli a cedere i biglietti, probabilmente non ne sapeva nulla. Però, in quanto presidente, con la logica della responsabilità oggettiva, è lui che finisce sotto processo.
Campagna anti-Agnelli? Mi auguro che nessuno possa considerare la Juventus un soggetto scomodo per il calcio italiano, anche perché è la squadra più blasonata d’Italia e dunque sarebbe un atto suicida.
Non mi piacciono le idee dei complotti, sicuramente in questa vicenda c’è stata una campagna da parte di alcuni mezzi d’informazione tesa a raccontare un coinvolgimento del presidente Agnelli con la criminalità organizzata che, grazie anche al lavoro svolto in commissione anti-mafia abbiamo potuto accertare che non c’è. Cosa che comunque era già stata accertata da parte dell’ottima procura della Repubblica di Torino con gli atti processuali. D’altra parte nel processo nei confronti di alcuni esponenti del tifo accusati di associazione mafiosa segnalo che né il presidente Agnelli né nessun membro della società abbia mai ricevuto avviso di garanzia e quindi coinvolto. È evidente che c’è stato qualche errore d’informazione che ha evidenziato il tema del rapporto tra la Juventus e la ‘ndrangheta che, dopo aver verificato, abbiamo dimostrato non esserci e abbiamo pure smentito anche alcune affermazioni del procuratore federale Pecoraro che poi ha dovuto ritrattare.
CAPITOLO PECORARO
I passi indietro di Pecoraro? Lo ritengo una persona seria e perbene. Di sicuro in questa vicenda le sue affermazioni nella prima audizione in anti-mafia in riferimento alla telefonata di cui non abbiamo trovato traccia e la sua ritrattazione dicendo che si era confuso – ed io fino a prova contraria gli credo perché è un uomo importante delle istituzioni dello Stato – mi hanno fatto dire che forse sarebbe stato opportuno per Pecoraro astenersi dalle accuse nei confronti della Juventus. Hanno deciso poi di fare altrimenti. Ho detto, e ribadisco, che trovo eccessiva la richiesta di pena nei confronti del presidente Agnelli e ritengo incomprensibile la richiesta di punire la Juventus con due partite a porte chiuse. Dopodiché esiste un meccanismo per cui c’è un procuratore che formula l’accusa ed un tribunale che emette la sentenza. Attendiamo per verificare se i miei dubbi sulle richieste del procuratore Pecoraro era fondati oppure no ed aspettiamo che sia autonomamente la giuria del tribunale a definire e combinare le pene.
Contatti tra Pecoraro e Genny ‘a carogna? In quanto prefetto di Roma, durante quella terribile finale di Coppa Italia, Pecoraro si è confrontato con quella situazione. Non amo costruire i teoremi, io li combatto quindi posso dire che lui ha operato in quanto prefetto e ha tutelato l’ordine pubblico in quella situazione. Quindi se si è trovato in condizione di dover a che fare con Genny ‘a Carogna, non vuol dire che abbia a che fare con lui.
Le altre tifoserie italiane? Da come abbiamo potuto verificare dalla nostra indagine in commissione anti-mafia direi che la presenza della criminalità organizzata è molto diffusa. La differenza tra la Juventus e le altre squadre è che a Torino abbiamo un’ottima procura della Repubblica ed un’ottima commissione anti-mafia che si è occupata di questi temi. Altre procure non hanno acceso i riflettori sulle curve così come ha fatto Torino. Detto questo, la presenza della criminalità organizzata è ancora più preoccupante nel caso del calcio minore dove addirittura abbiamo potuto verificare che ci sono squadre di calcio dilettantistiche che sono di proprietà di esponenti della criminalità organizzata. Il fenomeno è preoccupante e noi dobbiamo continuare a seguire e capire come ridurre al minimo. Anzi, a scomparire“.