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spaziojit
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“Papà, che lavoro fai?” – “Faccio l’antijuventino, figliolo…”

“Papà, che lavoro fai?” – “Faccio l’antijuventino, figliolo…”
“Cos’è che fa l’antijuventino, papà?” – “È un lavoro difficile e impegnativo, figlio mio. Diciamo che regalo in pasto a certe persone frasi che vogliono sentirsi dire, così mi ergo a eroe nazionale pur di portare a casa la pagnotta!”
“Che bello, papà è un eroe!” – “Puoi dirlo forte, figliolo. Puoi dirlo forte…”

 

Cosa non si fa per apparire. Cosa non si fa per lavoro. Cosa non si fa quando non si riesce a trovare qualche sbocco lavorativo. Cosa si fa quando si ha tanta fantasia. La storia che vi raccontiamo è quella di un eroe autoproclamatosi tale sulla base di una quantità sostanziale di retweet e di seguito sui social. Non occorre una laurea precisa, nessun tirocinio o nessun diploma. Qualcuno si fa andar bene però un tesserino da giornalista o pubblicista. Ed è forse questa la cosa più svilente. Qualcuno che parla di dignità persa solamente per un rigore non fischiato o uno “rubato”. Lo stesso qualcuno che la dignità l’ha regalata in pasto ai social per un pugno di popolarità. Stiamo parlando dell’antijuventino. L’antiJ è ormai uno status quo, un dogma del giornalismo moderno. È diventato un lavoro a tutti gli effetti. Un qualcosa da scrivere sul documento d’identità alla voce “Professione”.

I vertici della Juventus dovrebbero essere felici del fatto che ci siano personaggi che portano a casa la pagnotta in cambio di battute e attacchi a 360° su qualunque episodio riguardi la società bianconera. Da società molto attenta alle questione economiche, la Juve potrebbe ragionare così: se ne parli bene o se ne parli male, l’importante è che se ne parli. Una legge economica basata sulla popolarità e sul successo. L’essere sulla bocca di tutti non deve essere poi così male. Tuttavia, quando si tratta di persone stipendiate da editori importanti, la cosa appare più svilente. La professionalità e la dignità del giornalista si fanno da parte. La legge social prende il sopravvento ed il populismo sportivo antijuventino inizia a prendere il controllo. Si, parliamo di populismo: la gente ama sentirsi ripetere certe cose e i nostri eroi antiJ iniziano ad assumere questo ruolo: ripetere allo sfinimento lo stesso copione.

Il dogma è quello: è sempre colpa della Juventus. La lobby bianconera e quel sistema sporco che ha rovinato il calcio. Sono queste le grandi argomentazioni portate al banco dagli antiJ. Slogan fatti, battute riciclate e attacchi gratuiti. Tutto questo in nome di una dignità proclamatasi alla libertà di stampa, per qualcuno addirittura messa in pericolo da una squadra di calcio a strisce bianche e nere. Una dittatura bianconera bella e buona, sempre secondo gli AntiJ. Nessuno è più in grado di dire la sua e la stampa diventa accondiscente alle necessità della società che ha vinto tutto in Italia negli ultimi 7 anni.

Nelle tenebre bianconere, così, gli antiJ si vedono come la luce pronta a lottare in nome della vera libertà di stampa. In perenne lotta con il sistema, i nostri eroi raccolgono orde di seguaci pronti alla rivoluzione mediatica e social. Si dimenticano però che i loro mezzi sono solo delle tastiere e degli smartphone e la vera libertà di stampa è un’altra cosa. Un qualcosa per cui delle vere persone e dei veri eroi si sono battuti negli anni più cupi. Tempi addietro, quando ancora non si aveva in testa il rigore negato all’ultimo minuto all’avversario della Juventus…

Christian Travaini

This post was last modified on 22 Settembre 2017 - 11:16

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