C’era una volta una squadra che dominava in lungo e in largo in Spagna ed in Europa, con la tecnica del “Tiki Taka“, firmata dal condottiero Pep Guardiola e diventata arte di difficile imitazione. Tuttavia tre Liga, due Coppe di Spagna, tre Supercoppe, due Champions, due Supercoppe Uefa e due Mondiali per club non bastavano ancora. Un altro uomo, incompreso in Italia ma rivalutato nella sua terra ispanica, chiamato Luis Enrique, ha dato un seguito a questa storia vincente. Un altro, straordinario, triplete nel 2015. Adesso, questa illustre storia a tinte blaugrana è arrivata ad un punto davvero critico, in bilico tra Il successo e l’oblio. Queste sono due realtà all’apparenza distinte e distanti anche se il passo dall’uno all’altro è spesso breve e doloroso. A “El Txingurri” Valverde il difficile compito di far pendere il suo Barcellona verso il lato più giusto.
Il Barcellona è però corso ai ripari, spendendo quasi 150 milioni per Dembelé del Borussia Dortmund. Premessa: non inganni la discutibile presentazione davanti al Camp Nou. Stiamo parlando di un fenomeno, capace di arrivare, da protagonista, in Catalogna dopo soli due anni di professionismo. La domanda giusta è: sarà in grado di fare meglio di Neymar? Difficile onestamente, almeno nell’immediato. Affibbiare l’eredità del brasiliano ad un classe 1997 potrebbe essere una mossa azzardata. Certo, la squadra di Valverde non è e non sarà mai Dembelé e basta. Stiamo pur sempre parlando di un gruppo di campioni tra cui Suarez e Messi, il più forte al mondo. Tuttavia è prevedibile che lo scioglimento della MSN comporterà una variazione negli schemi di gioco degli spagnoli ed il solo Dembelé non può bastare a colmare questo vuoto.
Tutt’altra cosa sarebbe stato lo sbarco di Coutinho alla corte di Valverde. L’ex Inter è cresciuto tantissimo in Inghilterra sotto l’aspetto tecnico ma anche tattico. Durante l’esperienza interista, quel ragazzino dal fisico esile e debole non aveva una posizione precisa nello scacchiere nerazzurro. Stramaccioni era arrivato addirittura a farlo giocare in mezzo al campo. Uno spreco viste le sue caratteristiche. Poi, l’esperienza Reds e la trasformazione: da brutto anatroccolo a cigno bellissimo. Klopp gli ha dato finalmente un ruolo: il trequartista. In questa parte di campo Coutinho ha avuto più liberta di gioco, fenomenale nello stretto, si è reso protagonista per la sua capacità di vedere la giocata. Nel suo primo anno di Liverpool è stato il giocatore in grado di realizzare più passaggi chiave nella Premier. A queste doti possiamo aggiungere inoltre una buona vena realizzativa (13 gol nella scorsa stagione). Sicuramente il brasiliano era il più adatto al gioco del Barcellona. Inutile negare, da amanti del calcio, che questo ragazzino privato troppo presto dal calcio italiano avrebbe meritato, dopo tanti infortuni e momenti difficili, la consacrazione. Tanto meglio per la Juve, una minaccia in meno da affrontare durante la fase a gironi.
This post was last modified on 11 Settembre 2017 - 17:56