È in uno stato di forma strabiliante. Ha fatto luccicare gli occhi al mondo intero durante le sue prime quattro partite in questa stagione. Paulo Dybala è diventato “el diez” della Juventus: un’incoronazione che lo ha reso leader, conferendogli responsabilità e maturità. Il genio di Laguna Larga sembrerebbe pronto alla definitiva consacrazione, qualora ne avesse ancora bisogno, al calcio mondiale.
Lo scorso 11 aprile sembrava aver aperto una nuova epoca. Due gol al Barcellona, una qualificazione ipotecata alle semifinali grazie al gioiello bianconero. Ma nella partita decisiva, quella che avrebbe dovuto portare “l’Orecchiona” a Torino, Paulo ha latitato. Come tutta la Juventus, sia chiaro, ma si sa, i fenomeni hanno più colpe degli altri. A Cardiff, Dybala, alla sua prima finale internazionale, ha fatto male e non ha chiuso un cerchio che si era aperto allo Juventus Stadium nella notte primaverile contro i blaugrana. C’è vita, però, dopo la sciagurata finale gallese: Paulo ha l’obbligo, ma soprattutto l’opportunità di rifarsi, e lo sa.
Il destino sa essere demoniaco a volte. La sorte, infatti, ha deciso che, dopo la sconfitta contro il Real Madrid, la Juventus e Dybala ripartissero proprio dal Barcellona. Già, i blaugrana di Leo Messi.
Due partite da compagni di squadra senza convincere, in Argentina con la maglia albiceleste. Dybala e Messi si conoscono, si stimano, sono amici, ma in campo assieme non riescono proprio a stare. Le loro migliori prestazioni le ottengono quando si dividono, quando indossano la maglia del loro club. Amici fuori dal campo, ma dentro il rettangolo verde preferiscono essere nemici, almeno per ora. Al Camp Nou, dunque, andrà in scena la classica sfida tra il maestro e il figliol prodigo, tra il fuoriclasse assoluto dell’era moderna e colui che, per stile di gioco, sembra essere il suo erede designato.
Quello che si è presentato in quest’inizio di stagione è stato un Dybala diverso. Dopo la consegna della prestigiosa 10, infatti, Paulo è diventato un leader. Non solo in campo, quando si è caricato per mano la squadra, come a Genova o in Supercoppa, ma anche fuori. Sono virali, oramai, i suoi video su Instagram, dove riprende, a turno, i propri compagni, soprattutto quelli nuovi, scherzando con loro e quasi prendendoli in giro, per farli integrare al meglio nel gruppo. Sembrerebbe che sia entrato, con decisione, nella mentalità bianconera, diventando uno dei leader dello spogliatoio. Una ventata di carisma importante, visto che da quelle mura sono andati via nomi importanti come Bonucci e Dani Alves, gente di spessore. Ora c’è lui, a prendere per mano la squadra e a trascinarla verso traguardi importanti. E per ora ci è riuscito discretamente bene. Parlano i numeri: 7 gol in 4 partite, almeno una marcatura in ogni partita ufficiale. A volte, però, i numeri non dicono tutto. Con il Chievo sono bastati 30′ per incantare lo Stadium, con giocate sublimi, a dimostrazione che esistono due Juventus: una con Dybala e una senza l’argentino.
Sembra quasi scontato e ripetitivo, ma le notti della Champions sono le notti dei grandi campioni. Regalare spettacolo ogni domenica in campionato è sicuramente un privilegio per chi guarda, ma i fuoriclasse si consacrano quando suona la musichetta della Champions. Dybala l’anno scorso ha iniziato a farlo, ma ora deve diventare la normalità. E iniziare nella casa di uno come Lionel Messi significherebbe tanto. Significherebbe ambire a quel trono su cui è seduta, assieme a Cristiano Ronaldo, la bandiera del Barcellona. Lo sguardo di Paulo è fisso lì. E Barcellona è uno dei passaggi intermedi ma fondamentali per arrivarci. Dopo Cardiff, la scalata della Juventus ricomincia: in prima linea c’è Paulo Dybala.
This post was last modified on 12 Settembre 2017 - 10:16