Seconda giornata di Serie A, seconda vittoria, secondo rigore contro tramite l’utilizzo del VAR. Un sintomo di deconcentrazione e di automatismi difensivi da riconfigurare, sicuramente, ma anche di un’innovazione che prende piede. E tanto anche. Sì, perché senza, Genoa-Juventus, sarebbe stata totalmente diversa.
Non sarebbe stato solo il risultato a cambiare, ma il match avrebbe preso una piega totalmente diversa. Questo va, senza dubbio, sottolineato. Il Genoa ha messo sotto la Juventus dopo nemmeno 20 minuti di gioco, facendo pendere l’ago della bilancia verso i colori rossoblù. E la prima decisione presa tramite VAR, per quanto riguarda il contatto Rugani-Galbinov, è sicuramente ineccepibile. Peccato che il giocatore del Genoa fosse in fuorigioco. Un fuorigioco di pochi centimetri, difficilissimo da vedere, ma pur sempre in fuorigioco. Motivo per cui l’idea che il VAR possa essere l’antidoto a qualsiasi errore o polemica, è sicuramente da scartare. Ma ci sono da analizzare i diversi tipi di impatto di questa rivoluzione calcistica.
Come già detto, il match si è adattato (inevitabilmente) alle decisioni del VAR: partita in salita per la Juve che ha dovuto abbassare la testa e attaccare, Grifone pronto sulla difensiva. Impatto sul gioco determinante dunque, che continua ad esercitarsi con il secondo rigore, stavolta a favore della Vecchia Signora. Al 46′ Lazovic tocca di mano in area, e il rigore del pareggio è servito. Si torna negli spogliatoi in parità e a questo punto, la partita, cambierà di nuovo storia.
Il VAR però ha avuto un effetto immediato anche sugli animi dei giocatori. Lo testimonia la pochissima tensione in campo al momento delle decisioni, con un’icona significativa nell’abbraccio tra Buffon e Galabinov all’assegnazione del primo rigore. C’è meno pressione con questa nuova “entità ad aleggiare sul campo”, e questo Genoa-Juve lo ha ampiamente dimostrato. Certo, i più all’antica hanno il diritto di storcere il naso per lo snaturamento del gioco (il tempo impiegato per la decisione, inoltre, è abbastanza lungo), ma al momento di danni non ce ne sono. Uscendo fuori dal campo però si nota anche altro.
Il VAR non rappresenta solo un’opportunità per facilitare gli arbitri in decisioni delicate e nella distensione degli animi tra giocatori. Adesso anche i tifosi che più si sentivano “penalizzati” possono contare su questo strumento. Uno strumento che quindi, per una certa fetta di spettatori, porta “giustizia” in campo. Lo si è visto anche dai gesti (poco signorili) dei genoani sugli spalti al momento dell’assegnazione del primo rigore, e tanto ancora noteremo nel resto della stagione. Insomma, chi soffre di complessi sui complotti ora si può reputare salvo. Oppure no? Già, perché peccato che col secondo lampante rigore per la Juventus (il quale, senza VAR, sarebbe stato calcio d’angolo), la giustizia divina si sia ritorta contro di loro. Che si possa (ipotesi remota) finalmente arrivare al concetto che i cosiddetti “torti” sono frutto di casualità e che non hanno stemmi e colori favoriti? No, non andiamo troppo in là con la fantasia. C’è ancora tanto da giocare, e il VAR è appena arrivato alla luce.
Gravarlo di tali responsabilità è da irresponsabili. Con i suoi pro e i suoi contro, adesso c’è e ha il suo spazio. E facciamolo crescere allora. Perché la verità è soltanto una: che piaccia o meno, si è arrivati ad una svolta. Le polemiche non finiranno e la giustizia divina non scenderà in terra, la verità è solo una: il calcio adesso è un mondo nuovo.
This post was last modified on 27 Agosto 2017 - 12:12