Questa lunga storia d’amore: undici anni fa l’esordio di Marchisio in prima squadra

Era un ragazzo dal volto timido e dal caschetto biondo quello che, il 19 agosto del 2006, vestiva per la prima volta la maglia della Juventus dei grandi. Era la Coppa Italia, era il Martina Franca, era l’estate di Calciopoli. L’esodo. I cambiamenti. I giovani. Claudio Marchisio era uno di quelli, niente di più. Uno dei tanti giovani promossi in prima squadra per un turno estivo di Tim Cup, voglioso – come tutti – di rimanere il più a lungo possibile all’interno del gruppo bianconero, quello vero. E oggi possiamo dire che quel giovanotto ce l’ha fatta, non senza qualche sacrificio: la sua carriera, tutta juventina, è da esempio per tutti i canterani di oggi.

MARCHISIO IERI

La Serie B con la Juventus fu il suo primo, vero banco di prova. Risultato? Promosso, più degli altri enfant prodige Giovinco e De Ceglie. Poi il prestito all’Empoli, in cui entra a contatto con la Serie A: che professionalità! Principesca, appunto. La Juve non ha dubbi: su Marchisio va costruito il futuro. E Marchisio, alla prima stagione in Serie A con la Juventus, si mette subito in mostra, segnando anche un gol su pregevole assist di Del Piero.

C’è un problema di fondo, però: nei confusionari anni post-Calciopoli e pre-Conte, Claudio cambia troppi ruoli. Sembra non ci sia una collocazione adatta, anche perché lui stesso – con umiltà e abnegazione – gioca (e bene) dappertutto. Spesso e volentieri, infatti, è l’unico a salvarsi: viene in mente quel periodo tra gennaio e febbraio 2011 quando la Juventus di Delneri cadeva sotto i colpi di quasi chiunque e lui iscriveva puntualmente il proprio nome al tabellino dei marcatori. In quelle circostanze, per esempio, Marchisio faceva l’esterno sinistro di centrocampo…

MARCHISIO OGGI

Ma no, non era lui il problema. Ci voleva soltanto un allenatore (e un ambiente sereno) pronto a dedicargli più tempo, in modo da adattare il campo alle sue caratteristiche. Conte ci mise poco: Marchisio mezzala, niente discussioni. E da mezzala segna tantissimo, dimostrandosi eccezionale in fase d’inserimento. A Claudio, però, l’adattamento è sempre piaciuto particolarmente, soprattutto per il bene della Juventus. E così, quando Pirlo iniziò a sbagliare un passaggio ogni due partite (già, per lui è troppo anche questo), Antonio Conte gli fece una proposta oscena: e se giocassi da regista? Marchisio ci pensa, ma risponde sul campo: entra a Cagliari e sblocca la partita con un destro da fuori. Giocando da vertice basso. Ergo, uno così può giocare ovunque e ovunque bene.

Dopo Conte c’è Allegri, che se ne innamora, dichiarandolo più incedibile dei vari Vidal e Pogba (che, a poco a poco, vanno via…). Marchisio continua ad alternarsi tra mezzala e regista, rendendo alla grande in ogni occasione. Poi la grande paura. Poi l’infortunio al ginocchio, che non gli permette di giocare gli Europei. Un recupero lungo e difficile, che vede Marchisio troppo ai margini: Allegri lo aspetta, lo centellina, ma non può rischiarlo.

Adesso, però, il peggio è passato: quest’estate Marchisio è parso tra i più in forma, pronto a riprendersi la mediana in tutte le sue sfaccettature. Perché è questo che contraddistingue il numero 8 bianconero: quando gli altri vanno via, lui resta; quando gli altri si lamentano, lui si adatta: “Meglio vincere trofei qui, pur giocando meno“, disse categorico. Come si può, dunque, non essere innamorati della juventinità di Claudio Marchisio?

Buon 11° anniversario, PrincipinoAd maiora!

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