In casa Juve si è soliti parlare senza mezzi termini. Senza peli sulla lingua. Successe con Patrice Evra il 29 ottobre 2015, quando dopo la sconfitta maturata al Mapei Stadium contro il Sassuolo, l’ex terzino bianconero accusò sé stesso ed i compagni per “non aver onorato la maglia”. Nella giornata di ieri, anche Paulo Dybala sembra aver strigliato, attraverso un’intervista, i suoi compagni.
“Sono preoccupato. Dobbiamo svegliarci. Abbiamo peccato d’umiltà, adesso serve un esame di coscienza. Se non cambiamo atteggiamento sarà molto dura continuare a vincere. Il nostro giorno di riposo dopo la sconfitta assolutamente immeritato“. Questi i passaggi salienti delle parole dette da La Joya.
Non solo la 10 sulle spalle, ma anche tanta responsabilità. Quel numero riporta alla memoria, più di tutti, un altro 10 che per quasi vent’anni ha caricato su di sé l’enorme peso della squadra. La punizione realizzata all’Olimpico dall’argentino non può che evocare nella mente degli juventini il ricordo di Pinturicchio. Una settimana dopo aver ricevuto la 10, Dybala è già così decisivo, già così responsabile, già così leader, dentro e fuori dal campo, così come fu il suo predecessore per eccellenza.
Chi pensava che la sua doppietta avesse smorzato l’amarezza per la sconfitta di sbagliava di grosso. A Dybala interessa solo vincere: poco importa chi finisce sul tabellino dei marcatori. La Juventus prima di tutto, non c’è spazio per le individualità. Se poi ogni partita dovesse regalare ai tifosi una “Joya” ai tifosi, di certo non gli dispiacerebbe. Ma il diktat è solo uno: come già detto, sempre e solo vincere. E farlo con la Juve. Con la 10 sulle spalle. Toccherà farlo senza Dani Alves, partner ideale per i duetti sulla fascia destra. Toccherà farlo senza Leonardo Bonucci, colonna portante della BBC. “Erano giocatori importanti perché avevano buon piede, ma abbiamo difensori forti che li sostituiranno”. Non è più tempo di guardare al passato, adesso testa solo al futuro. L’obiettivo è riconfermarsi ancora, per la settima volta consecutiva. Riconfermarsi per sovvertire – ancora una volta – i pronostici. Riconfermarsi per zittire gli scettici. Paulo è pronto e ha già raccolto ben due guanti di sfida. Il primo: onorare quel numero di maglia. Beh, se il buongiorno si vede dal mattino… Per carisma e talento non poteva esistere una scelta migliorare. Il secondo: onorare quei colori. Anche qui pochi dubbi sul buon esito.
This post was last modified on 17 Agosto 2017 - 11:17