Dybala, la 10 e la leadership. Joya duro con i compagni: “Ci dobbiamo svegliare. Immeritato il giorno di riposo”

La sconfitta in Supercoppa di domenica contro la Lazio potrebbe lasciare strascichi molto importanti all’interno del mondo Juventus. Una partita che sulla carta doveva essere vinta agevolmente, infatti, sta diventando grazie alla sconfitta bianconera un vero e proprio caso nazionale. E anche all’interno degli spogliatoi di Vinovo questa debacle non ha fatto per niente bene all’umore di giocatori e staff tecnico.

PARLA IL 10

Con la scelta molto importante di designare Paulo Dybala come nuovo numero 10 della Juventus la conseguenza logica è stata erigere la Joya al ruolo di leader della squadra. E i leader, si sa, possono parlare più degli altri e, se c’è bisogno, usare anche il bastone oltre che la carota davanti ai media. Dybala, già domenica sera, di bastone ne ha usato tanto. E nelle ultime ore ha deciso di rincarare la dose. Ascoltato da La Stampa, il nuovo 10 bianconero, infatti, ha continuato a sfogarsi su quello che non ha funzionato domenica all’Olimpico. “Non eravamo noi. Mancano cattiveria, umiltà e voglia” ha tuonato la Joya.

PIEDI PER TERRA

Dybala ha calcato la mano sullo stesso concetto espresso anche da Max Allegri nel post-partita di Roma: è ora di tornare con i piedi per terra. “Non abbiamo fatto una prestazione da grande squadra, anzi… Non c’era cattiveria e voglia di vincere: non eravamo noi -continua Dybala-. Nei primi 10 minuti c’era tutta la voglia del mondo e poi ci siamo rilassati. La Lazio ne aveva di più: il segreto è questo”. Infine, Paulo non ha digerito il giorno di riposo concesso da Allegri nella giornata di ieri. “Immeritatamente abbiamo avuto un giorno libero”. Questione di valori, questione di leadership.

Simone Calabrese

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