Hey, Gonzalo, c’è qualcuno lì dentro? Sembrerebbe di no, a giudicare dalla finale di stasera. E dalle tante altre, perse durante la carriera dell’argentino. Un’altra persona, davvero: l’asticella che si alza, forse il panico, rendono nulle le sue qualità tecniche. Quasi un uomo qualunque nelle finali. Anzi, togliamo pure il quasi.
No, Higuain non riesce proprio ad andare avanti. A esorcizzare i demoni dentro di lui, gli scheletri nell’armadio che lo hanno accompagnato durante la sua vita calcistica: il rigore sbagliato nella finale di Coppa America, gli errori sotto porta nella finale del Mondiale. Ogni pensiero in testa è un mattone che, di riflesso, si ripercuote in campo: lento il pensiero, lento il passo. Un meccanismo che rende tutto troppo facile agli avversari, meno alla Juventus, costretta a fare meno del suo migliore calciatore per un problema psicologico, risolvibile con le giuste motivazioni e la giusta rabbia. Ma Higuain non riesce ad abbattere il muro che lo separa tra lui e le finali, tra lui e la gloria. Il giusto coronamento di una carriera vissuta in perenne equilibrio tra l’ottimo e il sublime. Il calcio, per fortuna, regala sempre una seconda occasione. E anche una terza, una quarta… Cagliari, l’alba di una nuova stagione, è vicina. Approfittane, Gonzalo, e dimentica questa sera. Occhi spietati, cuore affamato: abbatti il muro, finalmente.
This post was last modified on 14 Agosto 2017 - 00:32