La società Juventus sta continuando il suo processo di allargamento nel mondo del calcio: prima lo stadio di proprietà, poi il nuovo logo, adesso la fondazione di una squadra femminile. Durante la giornata di ieri vi abbiamo raccontato della presentazione ufficiale dell’allenatrice della Juventus Women, Rita Guarino, che ha già promesso che il gruppo delle sue calciatrici diventerà presto una squadra. La Guarino – torinese e juventina – è senz’altro un profilo esperto e professionale, scelto per le sue qualità manageriali e non solo. Ma adesso la curiosità nasce spontanea: come funziona la Serie A femminile? Tuffiamoci in questo nuovo mondo, provando a non trascurare davvero nulla.
La Serie A è il più importante torneo del campionato italiano di calcio femminile, fondato nel 1968 e facente parte della Lega Nazionale Dilettanti. Dal 2015-2016 vi partecipano 12 squadre che si affrontano a turno nel girone di andata (che si disputa, solitamente, tra i mesi di ottobre e gennaio) e nel girone di ritorno (tra gennaio e giugno). Come nel calcio professionale maschile, vengono assegnati tre punti alla squadra vincente e zero a quella perdente; in caso di pareggio, un punto a testa.
La prima classificata (campione d’Italia) accede di diritto alla UEFA Women’s Champions League, assieme alla seconda; retrocedono in Serie B, invece, le ultime quattro squadre classificate. Finora, sono stati assegnati 49 titoli e, a differenza del campionato maschile, regna l’equilibrio: ben 22 squadre son riuscite a trionfare!
La Torres (di Sassari) è la squadra in assoluto più titolata con 7 successi, l’ultimo nel 2012-2013; seguono Lazio e Verona con 5 vittorie a testa. In particolare, i capitolini non trionfano dal 2002, mentre gli scaligeri dal 2015 (curiosità: il Verona ha iniziato a vincere nel 2005, racchiudendo i propri primati nell’arco di dieci anni).
Il nome “Juventus” lo si trova andando a ritroso fino all’anno 1971, quando a vincere fu il Real Juventus, che si aggiudicò il campionato organizzato sotto l’egida della F. I C. F..
La squadra detentrice dello scudetto è la Fiorentina, definita dall’attuale allenatrice bianconera come una tra la più attrezzate anche per la prossima stagione.
Il record di gol in una sola stagione spetta all’italiana Elisabetta Vignotto (56, quando era in forza al Gamma 3 Padova), che ha vinto il titolo di capocannoniere anche nel 1971 quando portò il Real Juventus alla vittoria finale. Nel complesso, sono state 5 le volte in cui la calciatrice ha ottenuto questo importante riconoscimento.
Il secondo nome che viene in mente pensando al calcio femminile è senz’altro quello della danese Susanne Augustesen, capocannoniere per addirittura 8 volte nella propria carriera, spalmate tra Gamma 3 Padova, Diadora Valdobbiadene, Conegliano, Cagliari, Alaska Lecce, Lazio e Trani 80.
E poi, come dimenticare la celeberrima Carolina Morace? In molti la ricorderanno soprattutto per le sue telecronache delle partite del Cervia durante la trasmissione Campioni, il sogno, oppure per le sue opinioni all’interno degli speciali sulle avventure dell’Italia ai mondiali di Germania e agli europei del 2008. Nel 2014 è diventata la prima donna ad essere inserita nella Hall of Fame del calcio italiano. Motivo? La Morace ha vinto il titolo di capocannoniere del campionato di Serie A femminile per ben 12 volte, addirittura 11 consecutivamente dal 1988 al 1998 (tre anni nella Lazio, due nella Reggiana, due nel Milan 82, una nel Torres, nell’Agliana e nel Verona Gunther e due nel Modena).
Ultima in ordine cronologico, ma non meno importante, abbiamo Patrizia Panico, adesso allenatrice. La Panico è stata capocannoniere addirittura 14 volte, dividendosi tra Lazio (4 volte), Torino (2 volte), Bardolino (3 volte), Torres (4 volte) e AGSM Verona (1 volta, nel 2015). Melania Gabbiadini, sorella dell’attaccante Manolo, ha spesso ammesso di avere un debole, calcisticamente parlando, per Patrizia: “Ho ammirato Shevchenko e Pato. E ho cercato di rubare qualcosa a Gazzoli. Come ovviamente rubo anche a Patrizia Panico… infinita, impossibile copiarla.”.
Nella stagione 2017-2018, saranno queste 12 squadre a contendersi il titolo di campione d’Italia:
AGSM Verona, Brescia Femminile, Empoli Ladies, Fimauto Valpolicella, Fiorentina Women’s, Juventus Women, Tavagnacco, Mozzanica, Pink Sport Time, Res Roma, Sassuolo Femminile e San Zaccaria.
Le piattaforme televisive che permettono di seguire le sfide della Serie A femminile sono soprattutto Odeon Tv (canale 177 del digitale terrestre) e Sport1 (canale 61 del digitale terrestre), ma non è affatto escluso che – con l’avvento della Juventus – JTV possa dedicare uno spazio alla squadra di Rita Guarino.
Il primo impegno ufficiale per le bianconere è la sfida di Coppa Italia contro il Torino (27 agosto e 10 settembre), mentre per il campionato se la dovranno vedere con le campionesse in carica della Fiorentina e con il Brescia.
La Federazione Italiana Giuoco Calcio – per tutti FIGC – sta provando a dare una spinta decisiva al calcio femminile nostrano. Pertanto, ha deciso di inserire anche alcune norme relative a questa nuova realtà: tra queste, sicuramente l’impegno a “tesserare almeno 20 ulteriori calciatrici Under 12, rispetto alla stagione precedente, all’interno del proprio settore giovanile“.
Inoltre, “dalla stagione sportiva 2017/2018, le società dovranno partecipare al Campionato Giovanissime con almeno una squadra di calcio femminile (fermo restando il tesseramento di almeno 40 calciatrici Under 12), e dalla stagione sportiva 2019/2020, dovranno partecipare al Campionato Allieve con almeno una squadra di calcio femminile (fermo restando il tesseramento di almeno 40 calciatrici Under 12 e la partecipazione al Campionato Giovanissime con almeno una squadra di calcio femminile)“.
Si tratta di una vera e propria apertura a squadre femminili all’interno delle società di Serie A. La novità è che, in alternativa all’obbligo di tesserare 20 calciatrici Under 12, la FIGC considera l’impegno rispettato se la società “acquisisce il titolo sportivo, ovvero partecipazioni di controllo, di una società di calcio femminile affiliata alla F.I.G.C. partecipante ai Campionati di Serie A o di Serie B” oppure se la società “conclude accordi di licenza, per l’utilizzo della denominazione, del marchio e dei segni distintivi, validi per la stagione sportiva 2016/2017 con società di calcio femminile affiliata alla F.I.G.C. partecipante ai Campionati di Serie A o di Serie B, con sede nella stessa provincia“.
Sembra di trovarsi di fronte ad un ulteriore passo in avanti verso l’emancipazione completa: uomini e donne, a mano a mano, verso la promozione assoluta del gioco del calcio.
Partiamo con una precisazione abbastanza netta: fare il mestiere della calciatrice, in Italia, non assicura il navigare nell’oro. Tutto il contrario dei calciatori, dunque. A tal proposito, è rimasto celebre lo sfogo dell’ex calciatrice della Fiorentina Evelyn Vicchiarello, con un post sui social: “Stipendi? Avete idea di quanto guadagna una calciatrice?“, replicando in maniera energica ad alcuni commenti che riguardavano una sua presunta mancanza di rispetto verso la società. Sicuramente, la situazione in Italia è diversa rispetto agli altri Paesi: dove il calcio femminile è in fase più avanzata, gli stipendi – com’è ovvio che sia – lievitano. In particolare, queste sono le tre calciatrici che guadagnano di più al mondo:
1. Alexandra Morgan: $450.000, USA;
2. Marta Vieira: $400.000, Brasile;
3. Abby Wambach: $200.000, USA.
In Italia, invece, con 500-600 mila euro si mantiene il campionato di una squadra da Champions League; anche le top player, che magari hanno militato per anni in Nazionale, rimangono su cifre ridicole, se paragonate ai giocatori maschi (qualcuno dice che lo stipendio più alto sia di 6.000 euro al mese).
I premi partita sono assenti in Serie A (la squadra che vince non paga l’iscrizione al campionato l’anno dopo), irrisori anche per la Nazionale: agli ultimi Europei il premio alle azzurre per essere arrivate ai quarti è stato di 5.000 euro lordi, nel 2009 la qualificazione agli ottavi valeva 2.500 euro, sempre lordi.
Per mantenersi, la maggior parte delle calciatrici lavora. Per chi vuole fare sul serio, perciò, non resta che andare altrove: Germania, Francia (la homepage del PSG ha dedicato una sezione alle news riguardanti la squadra femminile), Stati Uniti, ossia tutti Paesi dove le società hanno iniziato a investire sulle formazioni femminili.
La motivazione portata dalle calciatrici è chiara: avere uno stipendio e contare su una pensione significa poter dedicare tutto il tempo agli allenamenti, migliorare tecnicamente e offrire uno spettacolo più bello in campo.
Nel belpaese, pregiudizi e paure resistono ancora. Perché l’Italia degli azzurri è il Paese in cui se si pensa al calcio femminile, vi si associa la parola “lesbica”, per esempio. O ancora, ci sono molti genitori che prima di iscrivere le figlie agli allenamenti domandano preoccupati se è obbligatorio tagliare i capelli o se, giocando, si rovineranno le gambe. A fine stagione, però, il più delle volte si ringrazia la società: è uno sport proprio come tutti gli altri. Dunque, sia per gli uomini che per le donne.
Le piattaforme televisive che permettono di seguire le sfide della Serie A femminile sono soprattutto Odeon Tv (canale 177 del digitale terrestre) e Sport1 (canale 61 del digitale terrestre), ma non è affatto escluso che – con l’avvento della Juventus – JTV possa dedicare uno spazio alla squadra di Rita Guarino.
Il primo impegno ufficiale per le bianconere è la sfida di Coppa Italia contro il Torino (27 agosto e 10 settembre), mentre per il campionato se la dovranno vedere con le campionesse in carica della Fiorentina e con il Brescia.
La Nazionale di calcio femminile dell’Italia, come squadra membra dell’UEFA, partecipa a vari tornei di calcio internazionali: la Coppa del mondo, il Campionato europeo, i Giochi olimpici estivi e i tornei ad invito, tra cui l’Algarve Cup e la Cyprus Cup. In base alla classifica emessa dalla FIFA il 26 agosto 2016, le azzurre occupano il 17º posto del FIFA/Coca-Cola Women’s World Ranking.
Tra il 1981 e il 1988 in cinque edizioni del Mundialito (chiamato così successivamente, per distinguerli da quelli organizzati dalla FIFA), aveva ottenuto tre titoli e due secondi posti; nel Mondiale 1991 (il primo organizzato dalla FIFA), invece, arrivò ai quarti di finale e dopo di allora è riuscita solo una volta a qualificarsi per la fase finale (nel 1999). Una crisi rispecchiata anche nei risultati degli Europei: già organizzati dalla UEFA a partire dal 1984, l’Italia ha ottenuto ottimi risultati fino al 1997: in tredici anni si alternano due secondi posti, due terzi posti e due quarti posti. Dopo il 1997 si registrano invece tree eliminazioni nella fase a gironi e due ai quarti di finale.