Juventus, dica 33 (trentini)

Trentatre trentini entrarono a Trento tutti e trentatre trotterellando. Questo è il primo pensiero che arriva quando si pensa al numero 33, un numero che solitamente non è nella top ten dei nostri pensieri, sia quando ci troviamo a parlare di calcio che nella vita reale. Molto più facile pensare a numeri come 10, 20, 50. Aldo in “La leggenda di Al, John e Jack” lo usava per ricordarsi le cifre: “50? Gli anni di Cristo, più diciassette”. Chissà se anche questo ha influito Bernardeschi nella scelta che lo ha portato a vestire il 33, gli anni di Cristo, colui a cui Federico è particolarmente devoto. Come lui anche Nicola Legrottaglie, che nel suo passato aveva vestito con la Juve la 33 per lo stesso motivo: l’essere un atleta di Cristo (esiste anche un sito internet in cui vengono raccolti tutti gli atleti che omaggiano il Messia).

L’ultimo a “vestire” quel numero è stato Joel Untersee: la 33 gli era stata affibbiata nella ICC, ma visto che il terzino non è mai sceso in campo (e chissà se lo farà mai), non lo vedremo mai con quel numero addosso. L’ultimo “vero” 33 è stato Patrice Evra, la cui scelta annunciava l’imminente partenza di Mauricio Isla, il precedente 33. Ma questi due sono i più famosi, o meglio, quelli che hanno indossato quel numero più spesso: essendo la 33 un numero che nel calcio non ha grandi significati, mai passato alla storia per essere indossato da qualcuno famoso (come accade ad esempio per la 23 di Michael Jordan), raramente si vede una maglia con quel numero alle spalle, diventando di conseguenza uno di quei numeri appetibili per i giovani primavera che, non potendo occupare maglie importanti come l’8, la tanto discussa 10, o anche numeri come ad esempio la 20, la 18 e così via, devono per forza accontentarsi di numeri “alti”. Kean ad esempio ha la 34, Balotelli è rimasto fedele alla “sua” 45. Vi potrà sembrare strano pensare che Del Piero debuttò con la maglia numero 16, oppure Marchisio indossare la 60, ma andò proprio così. Quindi la 33 è stata spesso “ostaggio” dei primavera: alcuni di questi difficilmente li avete sentiti nominare (Orlando Urbano, Claudio Scarzanella, Vincent Péricard, Stefano Pergolizzi e Massimiliano Zazzetta), altri sono diventati più famosi in altre squadre. Mattia Cassani ad esempio, che Lippi fece debuttare in Champions League contro la Dinamo Kiev, o il bistrattato Frederik Sörensen, a cui è sempre mancata la fiducia di qualcuno che voleva puntare su di lui e che adesso, a 25 anni, si trova a lottare con ferocia nell’arrembante Colonia, in Europa dopo 24 anni di latitanza: il danese è cresciuto tanto e sarà utile come il pane per far vivere alla città tedesca il sogno europeo, chissà se qualche juventino lo potrà rimpiangere adesso che Bonucci se n’è andato.

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