Sono passati ventitré anni e sette giorni. Eppure, per Roberto Baggio, quel rigore rimane ancora un incubo, una piaga che non si rimargina col passar del tempo. “Piagha per allentar d’arco non sana” direbbe Francesco Petrarca. Eppure, dopo così tanto tempo, Divin Codino non rinuncia a parlare di quel tiro che – forse più di tutti – lo consegnò al limbo degli eterni. E lo fa con un’interessante intervista per il Corriere della Sera. “Non ho trovato ancora il senso di quell’errore. Penso spesso a quella partita. Il tempo passa, l’amarezza no. Non dimenticherò mai quel rigore. Mi piacerebbe tornare a quegli anni. Il percorso fu denso di significato: per la fatica, le difficoltà e per il carattere e la determinazione con cui ne siamo usciti. Non avrei mai pensato che un giorno la gente avrebbe voluto indossare quello che noi indossavamo allora. Abbiamo lasciato qualcosa di bello. Il Mondiale del ’90 è però quello in cui mi sentivo di poter fare tutto“.
ANCELOTTI, MALDINI, PLATINI E VAN BASTEN
“Paolo è stato il difensore più forte contro cui ho giocato. Di fronte a lui sapevi che non passavi. Era grosso, forte di testa, di destro, di sinistro. VanBasten? Mi sarebbe piaciuto giocare insieme a lui. E’ il giocatore con cui scambiavo la maglia più volentieri“.
“Ancelotti non mi volle al Parma perché non sapeva dove collocarmi nel 4-4-2, ma l’importante è che poi si pentì pubblicamente. Oggi mi vedrei bene come seconda punta in un 4-3-1-2, di fianco a un centravanti vero. Platini mi disse che ero un 9,5, fu una definizione perfetta. Quanto costerei oggi? Non ne ho idea “.
BAGGIO INCORONA IL SUO POSSIBILE EREDE
“Mi piace molto il calcio sudamericano, sono un tifoso del Boca. Mi piace molto Centurion (nei giorni precedenti fu vicinissimo al Genoa, ndr) ma deve migliorare molto fuori dal campo. Nel calcio di oggi sarei riuscito a giocare qualche anno in più. Quando giocavo io era una vera e propria caccia all’uomo.